Un quartiere “invisibile”? No, San Martino!

Foto Facebook Comitato San Martino-Buonconsiglio

È un giovane fotografo Nicola Ianes, diplomatosi da poco al liceo artistico “Vittoria”. Che il quartiere di San Martino a Trento, all’ombra di torre Verde, conosceva poco, per sua stessa ammissione. Coinvolto dall’Anima Mundi Creativity Factory di Deborah Di Destro e Fausto Bonfanti nel progetto “La città invisibile”, di chiara ispirazione calviniana, l’ha percorso e studiato.

“È un quartiere che mi ha affascinato subito – commenta – dove i colori brillanti, che sono quelli che preferisco, proprio non mancano”. Tanto da ricavarne 37 grandi foto, rappresentative di altrettanti scorci del quartiere che ora, per circa un mese, si trovano appese lungo la via (dove è stata presentata l’iniziativa), fuori e dentro locali, negozi, ristoranti e sedi associative della zona. Accompagnate e affiancate da testi selezionati dal libro di Calvino ma pure da performance poetiche e teatrali.

L’intenzione degli organizzatori è di rendere itinerante il progetto, portandolo in altre circoscrizioni, interessando più fotografi. Fino a concludersi, nel giro di un paio d’anni, con una mostra al Muse. “Prendere spunto da Italo Calvino, l’autore, anche, de “Le città invisibili”, per noi è cercare di rendere visibile l’invisibile, il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare”, affermano Di Destro e Bonfanti. “Ogni città riceve la sua forma dal deserto cui si oppone”, rifletteva lo scrittore italiano nato a Cuba autore di altri romanzi significativi quali “Il sentiero dei nidi di ragno” e “Se una notte d’inverno un viaggiatore”.

San Martino – affermano i promotori prendendo a prestito la citazione – sta ormai diventando il quartiere delle arti, un laboratorio di ricerca e sperimentazione e di pensiero sulla città. Questa proposta è una vera e propria “mostra vivente” che ci guiderà in un viaggio alla scoperta di luoghi e squarci “invisibili” della nostra città. Perché esiste una città “invisibile” che non conosciamo o che non ci prendiamo il tempo di scoprire e osservare ed è proprio di quella parte di città che vogliamo parlare a tutti e che vogliamo far emergere. Una parte di città che, se abbandonata a sé stessa, si dissolve. Siamo convinti che una città creativa esiste e si rafforza quando se ne scopre la sua meraviglia, quando riesce a stupire e a stupirsi”.

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