Una vedova ci viene indicata come maestra

Illustrazione di Lorena Martinello

DOMENICA 7 NOVEMBRE 2021 – XXXII TEMPO ORDINARIO – ANNO B
1 Re 17,10-16 – Eb 9,24-26 – Mc 12,38-44

Le protagoniste della prima lettura e del Vangelo di questa domenica sono due vedove, che nell’Antico Oriente, in quel tempo, vivevano una situazione drammatica.

Con la perdita del marito non avevano più chi assicurava loro personalità giuridica e tutela e spesso, per sopravvivere, erano costrette a chiedere l’elemosina in balia alla prepotenza altrui. Elia e Gesù, fissano lo sguardo proprio su di loro, perché davvero il Signore è «difensore delle vedove» (Sal 68,6). La donna che Elia incontra nella città di Zarepta, in Fenicia, ha solo un pugno di farina e poche gocce di olio.

Eppure è pronta a sacrificare tutto per il profeta. Le parole dei salmi diventano quasi un commento a questa grande generosità: «Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente… Il Signore sostiene l’orfano e la vedova» (Sal 145,16; 146,9). I poveri si fidano di Dio e sono pronti a dare qualcosa a chi ne ha più bisogno. Il ricco, invece, nel suo egoismo esige un accumulo che non conosce tregua e cedimenti alla compassione. Chi si fida di Dio non vive con l’incubo del domani: «Non affannatevi dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo?

Che cosa indosseremo? Non affannatevi dunque per il domani…» (Mt 6,31-34).

Il Vangelo ci porta nel tempio di Gerusalemme.

Nel cosiddetto «cortile delle donne» vi erano tredici cassette per raccogliere offerte volontarie che servivano per la gestione del tempio. Gesù è lì, seduto, e segue i gesti degli offerenti. Ai ricchi interessa essere notati, poter avere un riconoscimento pubblico, un attestato di benemerenza, una lode da parte del sacerdote incaricato.

Nei confronti di costoro Gesù lancia il suo forte rimprovero: «Guardatevi», state attenti, non vi fidate». Ci si aspetterebbe: guardatevi da chi fa il male, dagli assassini, dai chi racconta falsità… Questo sarebbe comprensibile.

Ma mettere in guardia da chi interpreta la Parola di Dio, da chi si dice esperto di Dio e che si trova in ogni religione, questo sembra un’esagerazione! Ricordiamoci, però, che nessun nome di uomo sulla terra è stato tanto vilipeso quanto il nome di Dio.

Lo abbiamo usato per i massacri più crudeli dei popoli che dovevano essere convertiti, è diventato il “Dio con noi” dei nazisti, nel nome di Dio si è chiesta l’obbedienza per nascondere talvolta un vuoto di credibilità. Gesù conosce il cuore degli uomini e dunque mette in guardia da chi è interessato solo a se stesso. E loda una povera vedova che aveva versato due monetine.

Aveva rinunciato a tutto quello che aveva per vivere. Gesù la pone come maestra a cui riferirsi.

Chiama i discepoli. Finora, nei capitoli undici e dodici, non avevano avuto alcun rilievo; adesso li chiama, perché ha qualcosa di importante da dire loro. Vuole che pongano su quella povera vedova, che nessuno avrebbe visto, il loro sguardo, la loro attenzione.

Indica una discepola anonima, che si è fatta dono d’amore senza emergere né apparire, perché «è una persona nella quale non ci sono carica, potere, dignità, saperi, nulla che non sia un cuore buono; il che equivale a dire: una persona nella quale non ci sono titoli, incarichi, ma solo umanità» (J.M.Castillo).

Come questa vedova i discepoli di Gesù di Nazareth sono invitati ad affidare la propria vita e la propria salvezza soltanto alla tenerezza di Dio, che fa nascere discepoli lì dove scopre amore, fiducia e affidamento senza riserve.

E secondo voi?
Cosa vuol dire per me vivere come la vedova, con sobrietà e generosità nei confronti di Dio e degli altri?
Riescono le nostre comunità a testimoniare il Vangelo della povertà e della fiducia nel Dio che non abbandona i poveri?

LA NOSTRA PICCOLA GOCCIA
La donna di cui parla oggi il Vangelo è coraggiosa nella sua umiltà. Pur essendo molto povera, è disposta a perdere tutto ciò che possiede per donarlo a Dio. Mi viene in mente il racconto di un colibrì che aiutava a spegnere un incendio portando nel suo piccolo becco una goccia d’acqua alla volta, con grande impegno.
Non è la quantità ad importare, ma il valore di ciò che fai. Anche il gesto più piccolo, se è compiuto con tutto l’amore che abbiamo nel cuore, viene visto da Dio e ha un grande valore ai suoi occhi. Consiglio creativo: colora l’illustrazione con i pastelli e con la penna dorata decora pazientemente le pareti del tempio.
Cerca poi di ricreare l’effetto di un raggio di luce che avvolge la mano della donna: simboleggia l’amore di Dio che illumina i nostri gesti generosi.

l.m.

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