Ebner e il ricordo di Piccoli, una storia da ricomporre

Il bassorilievo a ricordo del ventesimo dalla morte di Flaminio Piccoli “svelato” davanti alla sede de l’Adige

L’inaugurazione di una targa in ricordo di Flaminio Piccoli presso la sede del giornale “L’Adige” in via Missioni Africane, lunedì 15 novembre, e lo scoprimento di un bassorilievo con il suo busto, opera di uno scultore gardenese, posto all’ingresso della redazione accanto a quello di Alcide Degasperi, ha avuto un significato che va oltre le vicende editoriali dell’ultimo mezzo secolo, superando anche ferite, risentimenti o nostalgie di chi quella stagione ha vissuto.

Di questo il Trentino, nel “passaggio” che la provincia sta attraversando in un momento confuso non solo per il corto circuito sanitario e psicologico dovuto alla pandemia, deve farsi consapevole. Può, infatti, rappresentare il segno di una stagione che s’avvia, da costruire insieme, una rappacificazione con il passato, una ricomposizione della propria storia.

La targa è stata voluta direttamente dall’onorevole Michl Ebner, presidente del Gruppo Athesia, la casa editrice di Bolzano che pubblica, fra le sue molte iniziative, il “Dolomiten” e che ha recentemente assunto il controllo delle due storiche testate trentine, “L’Adige”, fondato 70 anni fa proprio da Piccoli, e l’ “Alto Adige”, nato a Trento nel lontano 1896 per impulso del podestà riformatore Paolo Oss Mazzurana e rifondato a Bolzano, organo del Cln, nel 1945. Michl Ebner non è però “solo” un editore. Proviene da una radicata tradizione di classe dirigente bolzanina, è stato parlamentare e deputato europeo, è presidente della Camera di commercio di Bolzano. Ed è in questa cornice che va letta la posa del bassorilievo.

Nel suo intervento Giorgio Postal, che ha seguito tutta la vita politica di Piccoli, che è stato segretario provinciale della Dc trentina nel 1966, a 26 anni (quando Piccoli, eletto deputato nel 1958, era vicesegretario nazionale del partito) che fu sottosegretario alla Ricerca scientifica e agli Interni ed ora è presidente del Museo Storico, ha fatto bene a ricordare come Flaminio Piccoli sia stato l’ancoraggio romano della costruzione autonomistica provinciale mentre a livello locale, con Kessler soprattutto, si ponevano le basi del nuovo assetto istituzionale. E però non mancarono i contraccolpi, le crisi, che proprio la storia dei giornali ha rispecchiato, con ferite rimaste a lungo aperte che “l’Alto Adige” ha direttamente sofferto e che la redazione de “L’Adige” non ha voluto scordare, facendo memoria di come negli ultimi 35 anni il risanamento e l’affermazione della testata siano proseguiti con la coraggiosa presenza editoriale dei fratelli Gelmi, l’attenta amministrazione di Luciano Paris, l’impegno di giornalisti-direttori come Gianni Faustini (ora il figlio Alberto ne salda la presenza come in un cerchio di continuità) Piero Agostini, Paolo Pagliaro, Gianpaolo Visetti, Paolo Ghezzi, Pierangelo Giovanetti.

Ma il “segno” posto all’ingresso del giornale va oltre queste vicende. E se Flaminio Piccoli è stato figura costruttiva, ma anche divisiva, il suo ricordo, da parte di un editore sudtirolese e altoatesino, ponendone l’immagine accanto a quella di Degasperi, assume il significato di una ricomposizione di cui le realtà politiche di Trento e Bolzano hanno bisogno. L’accostamento a Degasperi, infatti, non era scontato e non è casuale. Con il tirolese Karl Gruber e Alcide Degasperi è stato il cesellatore dell’autonomia di queste terre, l’autore della “cornice” (questo è il significato di “frame”) che le autonomie racchiude. La cornice è regionale, gli scenari dei dipinti possono cambiare, ma è essenziale, soprattutto nel nuovo contesto europeo, che una cornice di colloqui, rapporti, ed anche interessi comuni (l’Autobrennero come ben si sa …) resti. E si rafforzi dal basso, con la cultura, l’informazione, la difesa della montagna e della sua specificità di vita e lavoro, contro la mercificazione consumistica. La storia si incaricherà di scrivere copioni nuovi, ma la cornice capace di racchiuderli – voluta con lungimiranza da Degasperi e Gruber – resta come riferimento di saldezza. Trento e Bolzano hanno sempre oscillato insieme nella storia, a tratti verso Roma, a tratti verso Vienna, ma insieme. Proprio questo significa la targa, voluta da un editore sudtirolese, che fa capire come Degasperi non fosse un “traditore” dell’Alto Adige, né oggi Bolzano sia sopraffattore, ma esista una linea di continuità per una costruzione di pace e convivenza in quanto angolo delle Alpi.

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