La grande novità: una tomba vuota

17 aprile 2022 – Risurrezione del Signore. Illustrazione © Fabio Vettori

17 aprile 2022 – Risurrezione del Signore

At 10,34.37-43; Col 3,1-4 (o 1Cor 5,6-8); Gv 20,19-31

“Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. Gv 20,8

Il racconto pasquale dell’evangelista Giovanni è per me particolarmente evocativo, perché la tomba vuota di cui parla l’Apostolo amato, è un luogo nel quale posso facilmente entrare a pregare per rafforzare la mia fede in Gesù Risorto. È un luogo del quale ci prendiamo quotidianamente cura come frati della Custodia di Terra Santa. È il luogo dal quale si sprigiona l’annuncio della Pasqua: Gesù di Nazaret, il crocifisso, è risorto.

Nei brani proposti dalla liturgia emerge forte e chiaro che questo annuncio è possibile solo a partire dal fatto che Pietro e gli Apostoli lo hanno incontrato, lo hanno veduto, lo hanno creduto e lo hanno testimoniato risorto. E questa testimonianza è giunta fino a noi, fino a me. C’è però una progressione che ci fa anzitutto entrare nella tomba vuota (Gv 20), ci fa ascoltare la testimonianza di un incontro reale (At 10), ci fa scoprire le conseguenze della risurrezione di Gesù per noi (Col 3 o 1Cor 5).

Nel vangelo Maria di Magdala, dopo aver trovato il sepolcro vuoto, va da Pietro e da Giovanni per metterli al corrente di questo fatto strano, ed entrambi corrono poi al sepolcro. Vi giunge per primo Giovanni: “Chi ama corre, e la corsa è tanto più alacre quanto più è profondo l’amore” (S. AGOSTINO, Disc 346/B,2). Il discepolo amato però si ferma all’esterno e, prima di entrare, lascia che sia Pietro il primo a mettere piede nel sepolcro vuoto. Fondamentali per capire il ruolo degli Apostoli e di Pietro sono alcune azioni ed alcuni verbi. Anzitutto le azioni: nel Vangelo è Pietro a entrare per primo nella tomba vuota; nel brano degli Atti degli Apostoli, che è ambientato nella casa del centurione Cornelio a Cesarea Marittima, è ancora Pietro a prendere la parola e ad annunciare a nome di tutti la vita ed il ministero di Gesù, la sua passione, morte e risurrezione.

I verbi importanti sono quelli legati al vedere-credere nel vangelo di Giovanni e alle categorie incontrare-testimoniare-credere nel brano degli Atti degli Apostoli. Gli Apostoli, con a capo Pietro, sono coloro che hanno veduto i segni della tomba vuota, delle bende a terra, del lenzuolo afflosciato e del sudario ripiegato ed hanno gradualmente compreso e creduto che quei segni indicavano che Gesù il Crocifisso era ormai il Risorto. Gli Apostoli, con a capo Pietro, sono coloro che hanno incontrato Gesù dopo la sua risurrezione, hanno mangiato con Lui, hanno ricevuto l’incarico di testimoniare pubblicamente questo avvenimento ed il suo significato, di modo che attraverso la fede tutti possano ottenere «la remissione dei peccati per mezzo del suo nome» (At 10,43).

Il brano di san Paolo ai Colossesi, ma di fatto anche la lettura alternativa di 1Cor, ci ricordano che la risurrezione di Gesù, alla quale noi partecipiamo in virtù del nostro battesimo, cambia totalmente il senso della nostra esistenza. Proprio per questo l’etica cristiana è l’etica della speranza e le nostre scelte non si basano utilitaristicamente sulla brevità della nostra vita terrena ma sulla nostra reale e attuale condizione di “risorti con Cristo” (Col 3,1).

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