Ho scalato un ideale, presentato al Trento Film Festival il libro che racconta Armando Aste

“Non bisogna avere paura, ma nemmeno fretta” è una citazione di Armando Aste, alpinista trentino venuto a mancare nel 2017, che Maurizio Gentilini ha raccolto nel libro “Ho scalato un ideale”, edito da Vita Trentina Editrice.

Il libro si è aggiudicato la “Menzione speciale Trentino” alla quarantottesima edizione del Premio Itas del Libro di montagna. Ripercorre la vita di un uomo appassionato e inquieto nel senso latino del termine, cioè sempre in movimento, curioso verso tutto ciò che lo circondava: situazioni, persone e… montagne.

Non bisogna avere paura, ma nemmeno fretta”: Maurizio Gentilini ha spiegato che questa frase non trasmette solo la concezione dell’alpinismo di Armando Aste, concezione fatta di una ricerca della linea più logica ed elegante. Con queste parole l’alpinista ha parlato anche del tempo che ci è stato dato da vivere e di quello che, per chi crede, verrà dopo.

Hanno dialogato con l’autore Diego Andreatta, direttore di Vita Trentina, e lo scrittore Roberto De Martin. Il volume, pubblicato a dicembre 2021, è stato lanciato in occasione del Trento Film Festival perché Armando Aste, abile scrittore oltre che alpinista, era particolarmente affezionato a questa kermesse.

Aste è stato uno dei protagonisti della storia dell’alpinismo, in particolare quello dolomitico e patagonico, tra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento. Per il livello delle sue imprese – frutto di personalità e doti atletiche fuori del comune, di coraggio, intuizione ed equilibrio interiore – è considerato uno dei più importanti scalatori su roccia di tutti i tempi. Accademico del CAI e membro di vari sodalizi alpinistici italiani e internazionali, insignito di numerosi premi e onorificenze alla carriera, per la sua attività di scrittore e per il suo impegno civile.Il libro di Gentilini vuole descrivere la sua attività in montagna, ma anche – e forse soprattutto – la sua condizione di uomo impegnato a incarnare e a testimoniare i propri ideali e i propri valori in ogni momento, tanto nell’attività sportiva quanto nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni interpersonali e sul lavoro, nelle amicizie e nell’impegno sociale ed ecclesiale. Forse perché l’attività per la quale è diventato famoso non ha costituito una dimensione totalizzante per la sua vita. Era semmai un aspetto complementare a tutte le altre sfere della sua esistenza e del suo vissuto personale. Era un’espressione (e anche una metafora) del suo carattere, della sua persona, del suo pensiero, della sua spiritualità; era una proiezione della sua personalità, trasferita in una dimensione per la quale possedeva un immenso talento naturale.

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