In campagna elettorale senza rancore

“Sentinella, quanto resta nella notte?”. La domanda della sapienza biblica è ritornata più volte nel buio di queste giornate parlamentari, fino a che mani irresponsabili non hanno spento la luce di una personalità (Mario Draghi), finora in grado di guidarci come un faro dentro mesi di pandemia e di conflitti.

È stata una scelta quasi suicidaria quella di chi ha sfiduciato Draghi in questo momento storico di emergenza planetaria con una “guerra mondiale a pezzi” che potrebbe trasformarsi in una “guerra fredda a pezzi”, come prevede su Avvenire Marco Impagliazzo della Comunità di Sant’Egidio. Ma è stata anche una congiura del tutto immotivata visti i risultati ottenuti dalla leadership di Draghi anche sullo scenario internazionale (ne parla Gianni Bonvicini nella pagina a fianco) e la difficoltà già palesata da tutti i partiti a rabberciare coalizioni in grado di affrontare il nuovo sistema elettorale, come ravvisa il nostro Paolo Pombeni.

Più che chiedersi “quanto resta nella notte” molti di noi in questi giorni hanno cercato motivi di fiducia in eventi della reale vita democratica – non in quella dei salotti televisivi o dei cinguettii velenosi fra leader di partito – che sanno incoraggiare il dovere quotidiano di resistere nell’impegno personale e comunitario. Come il richiamo che lunedì scorso, alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, la nipote di Paolo Borsellino ha rivolto agli scout dell’Agesci arrivati a Palermo da tutta la Sicilia: “Vi dico: vivete come mio zio Paolo ha vissuto tutta la sua vita – le abbiamo sentito dire nella chiesa di San Domenico, dove lo zio 30 anni fa aveva consegnato agli scout una pagina delle Beatitudini – con la speranza, con l’amore e con tanta tanta generosità, al punto di sacrificare la sua vita”.

Un altro motivo per non rassegnarci e credere nell’impegno lo troviamo nella lunga vita di padre Camillo Calliari, il contadino-missionario che dopo aver imparato un po’ d’inglese a Londra si è buttato senza risparmio nelle regioni più povere della Tanzania: la fiducia nella Provvidenza – come ha raccontato Giorgio Torelli – lo portò a escogitare pozzi per gli assetati, orfanotrofi per i senza papà, ospedali per gli ammalati di AIDS. Per Baba Camillo – che era diventato “nonno” Camillo per tanti bimbi africani – così come Maria Zecchini era diventata la “mamma delle mamme”nel reparto maternità in Togo – la vita è stata tutta un dono senza calcoli, però “anticipo di felicità”. Tutt’altro che una politica opportunistica e faziosa, che fa prevalere la propria parte politica sul valore (sbandierato a parole da tutti) del bene comune.

Torniamo a Roma e ai collegi elettorali di Trento: spinti dagli esempi luminosi di coscienza civica e donazione cristiana, non possiamo affrontare questi due mesi di campagna elettorale, facendoci paralizzare dall’atteggiamento emotivo del rancore. Non giova a nessuno maledire il Parlamento (è la rappresentanza che il popolo si è scelto e si è dato) e non aiuta la crescita di una cultura democratica il ricorso a toni vendicativi verso l’avversario politico.

Si comprendono l’amarezza e il disorientamento, ma il rancore non aiuta, anzi. È il momento di mantenere i nervi saldi, così come ha detto il giorno dopo la sfiducia Mario Draghi con parole indimenticabili: “Mettiamoci subito a lavorare”, per garantire quegli “affari correnti” che si stanno rivelando comunque decisivi per la stabilità del Paese.

Senza rancore, dunque, ma non senza memoria. Un buon discernimento deve partire comunque dal riconoscimento di chi ha voluto anzitempo azzoppare Draghi mettendo fine in anticipo ad un “governo di salvezza nazionale” che meritava di arrivare laboriosamente a fine legislatura.

Senza azzerare tutto, però riprendendo fiducia negli abiti virtuosi della politica cuciti sulla chiarezza dei valori, aperti a necessarie mediazioni, concreti perché fondati su analisi aggiornate.

È chiedere troppo? Compito delle sentinelle davanti alla notte è fare luce, anche se il corridoio della politica italiana nell’estate 2022 sembra farsi breve e molto stretto: breve perché saranno soltanto due mesi in parte ancora vacanzieri, stretto perché fin dai primi giorni i partiti sgomitano anche con colpi bassi per far prevalere le proprie strategie dentro accordi di coalizione che si dimostrano già soltanto elettoralistici.

In fondo al tunnel di questa ressa elettorale (speriamo non rissa) c’è poi la composizione dei nuovi collegi che daranno un’aula parlamentare smagrita e per tanti aspetti inedita. Speriamo che dopo questa campagna “balneare” non si finisca nelle sabbie mobili dell’arroganza e del tornaconto personale.

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