Bolzano e Trento le città più care d’Italia, Cgil Cisl Uil: “Inflazione sfiora il 10%, la giunta è ferma”

Bolzano e Trento sono le città più care d’Italia

Corre l’inflazione in Trentino Alto Adige, con Bolzano in testa alla classifica dell’Unione nazionale consumatori (Unc) dei capoluoghi e delle città con più di 150mila abitanti più care. Un’inflazione annua pari al +10% quella di Bolzano, con una spesa aggiuntiva annua di 2.658 euro. Trento è al secondo posto con un rialzo dei prezzi del 9,5%, e un incremento medio di spesa pari a 2.486 euro per famiglia all’anno.

“L’emergenza prezzi continua – denunciano i sindacati Cgil Cisl Uil del Trentino attraverso i rispettivi segretari generali, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – ma la Giunta Fugatti è immobile. Abbiamo contestato la decisione dell’esecutivo provinciale di congelare 100 milioni di euro di avanzo di amministrazione perché le famiglie faticano a pagare bollette e a riempire il carrello della spesa. Quelle risorse vanno destinate subito alle famiglie con condizioni economiche medio-basse”.

A seconda dei diversi indici, i prezzi a Trento nel mese di luglio sono saliti tra il 9,2 e il 9,5 per cento con un aumento rispetto al mese precedente tra il +1,3% e il +0,5%. Trainata dai costi dell’energia, ora l’impennata dei prezzi colpisce in modo diretto anche i beni alimentari.

“Abbiamo dovuto aspettare fino ad agosto per superare le inerzie della Giunta Fugatti – sostengono Cgil Cisl Uil, aggiungendo che hanno sollecitato la giunta ad adottare misure straordinarie già da gennaio – e veder riconosciuto il diritto di tutte le famiglie beneficiarie dell’assegno unico provinciale (circa 32.000 nuclei) di ricevere un’integrazione al reddito per far fronte all’impennata dei prezzi dell’energia. Ma la Giunta aveva promesso di coprire almeno 70.000 famiglie. Mancano quindi all’appello migliaia di nuclei con redditi medio-bassi, formati da pensionati, da single o senza figli. I soldi ci sono ma il centrodestra trentino non vuole spenderli. Magari Fugatti aspetta che la campagna elettorale per le politiche entri nel vivo. Ma intanto a pagare le conseguenze di questi ritardi sono i cittadini più deboli e l’economia locale che deve fare i conti con la contrazione dei consumi.”

Cgil Cisl e Uil tornano a chiedere anche interventi strutturali per “sostenere la contrattazione a livello territoriale e aziendale e con essa gli aumenti salariali per migliaia di lavoratrici e lavoratori, altri per adeguare i benefici sociali provinciali al reale costo della vita e rafforzare gli strumenti di sostegno alle famiglie, a partire da quelli per la conciliazione”.

I sindacati domandano infine “una politica di lungo termine in materia energetica”, che permetta la diffusione, anche a livello domestico, “della produzione di energia solare attraverso le tecnologie fotovoltaiche“.

“Abbiamo presentato ancora in marzo una serie di proposte – concludono Grosselli, Bezzi e Alotti – ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Ed ora migliaia di famiglie saranno costrette ad attendere i tempi della campagna elettorale, se va bene, per avere un sostegno minimo”.

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