Più posti per gli infermieri in formazione, l’Ordine: “Ora si investa per rendere attrattiva la professione”

Nel 2023/2024 ci saranno 180 posti per gli infermieri che si formano in provincia di Trento. Lo ha annunciato la Provincia nel presentare gli obiettivi del Piano triennale della formazione degli operatori del sistema sanitario provinciale, che è stato aggiornato dalla giunta venerdì 26 agosto.

“Dal 2018 ad oggi – riporta la Pat – i posti destinati alla formazione di futuri infermieri nei corsi di laurea attivati in provincia di Trento sono stati in costante aumento: si è passati da 120 posti del 2018/2019 a 140 nel 2019/2020, fino ad anticipare, con il provvedimento di oggi (venerdì 26 agosto), l’aumento a 180 posti nel 2023/2024, incremento che il precedente piano prevedeva per il 2025/2026″.

La Provincia spiega che si tratta di modifiche “non banali, data la necessità di garantire in modo adeguato il numero dei docenti e l’assetto organizzativo del percorso formativo degli infermieri”.

Il piano prevede anche un incremento dei posti nei corsi di formazione per gli Oss (operatori socio sanitari), affidati all’Opera Armida Barelli. Nelle sedi di Levico, Borgo Valsugana e Riva del Garda, negli anni formativi 2022/2023 e 2023/2024, ci saranno 150 posti. A questi si aggiungono i 60 posti disponibili nel corso serale di Rovereto, una novità.

“Prevediamo anche di attivare 4 corsi per operatore socio sanitario OSS nell’anno 2022/2023 – ha aggiunto l’assessora alla sanità Stefania Segnana nel presentare le novità – e altri corsi l’anno successivo, vista la costante necessità di queste figure professionali”.

Il Piano prevede anche l’aggiunta di un posto per laureati in medicina nella Specializzazione in Neuropsichiatria infantile per l’anno accademico 2022/2023.

L’Ordine provinciale delle Professioni Infermieristiche esprime apprezzamento nei confronti della decisione di aumentare a 180 unità i posti per gli infermieri in formazione già per l’anno accademico 2023/2024.

“Tale previsione è coerente con il patto ‘assistenza infermieristica nel sistema trentino’ – commenta il presidente Daniel Pedrotti – sottoscritto fra Ordine e Provincia il 17 maggio 2022 e sostenuta da più fattori, fra i quali il 45% degli infermieri iscritti, attualmente nella fascia di età 46-60 anni, che nei prossimi anni usciranno gradualmente dalla professione per pensionamento e un aumentato fabbisogno di infermieri nei prossimi anni per far fronte ai bisogni assistenziali e sanitari crescenti e sempre più complessi dei cittadini e per realizzare il tanto necessario e urgente potenziamento dell’assistenza territoriale previsto dal PNRR e dal DM n.77″.

Queste azioni però, sottolinea l’Ordine degli Infermieri, non bastano. “L’Ordine è fiducioso che alla decisione di aumentare il numero di posti al Corso di laurea in infermieristica, in coerenza con il fabbisogno, si associno imprescindibilmente anche importanti e concreti investimenti di risorse nella formazione universitaria per l’insegnamento d’aula, di laboratorio-simulazione e clinico, garantendo adeguati standard di Tutor e spazi appropriati ad accogliere un maggior numero di studenti”, aggiunge Pedrotti. “Mantenere la formazione di elevata qualità del Corso di Laurea in Infermieristica di Trento, già riconosciuta a livello nazionale, significa investire sui futuri professionisti e sulla qualità dell’assistenza ai cittadini”.

Un dato “molto preoccupante” che l’Ordine ha già posto più volte all’attenzione dell’assessorato alla salute è la perdita di attrattività della professione infermieristica, sia per i giovani che si trovano a dover scegliere e iniziare il percorso di studi sia verso i professionisti. “Ne è conferma lampante che in Italia i posti messi a bando ogni anno dalle Università per i Corsi di Laurea in Infermieristica non vengono coperti dal numero dei candidati ai test di ammissione – prosegue l’Ordine provinciale -; la sede di Trento è ancora attrattiva, sta tenendo e supera il numero di domande rispetto ai posti disponibili, ma il trend è in calo. Inoltre, in questi mesi è aumentato in modo preoccupante il fenomeno delle dimissioni da parte degli infermieri preferendo il lavoro nel privato o in libera professione e in alcuni casi dell’abbandono vero e proprio dalla professione. C’è il bisogno dunque di lavorare affinché la professione infermieristica sia più attrattiva, non è evidentemente sufficiente solo aumentare il numero dei posti in Università”.

Quel che viene chiesto al Trentino, e alla politica, è di “aprire nuove vie” per rendere la professione più appetibile. “Il Trentino – afferma il Presidente Daniel Pedrotti – per la sua storia e per la sua autonomia ha il dovere, ma allo stesso tempo il privilegio, di intraprendere soluzioni nuove. Gli infermieri vogliono essere considerati come professionisti anche nella comunicazione interna e esterna delle istituzioni, sentirsi protagonisti ed essere coinvolti nelle decisioni strategiche”.

L’Ordine chiede di differenziare e specializzare la professione, “riconoscendo i diversi livelli di competenza e le aumentate responsabilità“. “Ci sono molti infermieri in Provincia che hanno conseguito la laurea magistrale, master universitari, corsi di perfezionamento, dottorato di ricerca, ma la possibilità di fare carriera è scarsissima – aggiunge il presidente dell’Ordine provinciale – ed è una carriera esclusivamente prevista in ambito organizzativo. È necessario invece riconoscere anche ruoli di specializzazione nella clinica e nella formazione. Inoltre, meno dello 0,5% degli infermieri nel pubblico, in APSS, riveste posizioni dirigenziali e anche in questo caso nella maggior parte dei casi nell’area dell’organizzazione, pochi nella formazione e nessuno nella clinica, mentre nelle RSA addirittura non sono previste posizioni per dirigente infermiere. Servono più posti di dirigente infermiere nelle aree della clinica – assistenza, formazione e organizzazione, al fine garantire il governo dei processi assistenziali e formativi”.

Ciò che è chiesto sono anche “retribuzioni coerenti alle responsabilità assunte e alle competenze acquisite in ambito clinico, formativo e organizzativo”.

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