Un bagno ristoratore nella Forra dei Canevai

Con l’avvento, nella seconda metà del 1800, dell’energia elettrica applicata ai fini industriali, venne sempre meno utilizzato lo sfruttamento della risorsa idrica per far girare le ruote di mulini, follerie, segherie, fucine. Nel paese di Calavino, piccolo borgo all’ingresso settentrionale della Valle di Cavedine, non mancava la risorsa principale, l’acqua, che scendendo dalle pendici del Monte Bondone alimentava i numerosi opifici presenti in paese e nelle immediate adiacenze.

Le ruote idrauliche mosse dalle tante derivazioni dalla Roggia di Calavino giravano senza sosta. Ora di queste attività non rimane che la memoria, perpetuata dalle iniziative intraprese dall’Ecomuseo della Valle dei Laghi ed il turismo ha sostituito le antiche economie. Calavino conserva la struttura urbanistica dei borghi antichi, con alcuni bei palazzi cinquecenteschi che ricordano l’epoca del Concilio di Trento (1545-1563) e gli oltre 100 anni di reggenza del Principato vescovile di Trento da parte della famiglia Madruzzo (1539 – 1658) alla quale era infeudato il paese. Più a valle si apre una profonda forra scavata nella roccia dalla Roggia di Calavino. Numerose cascatelle ed altrettante pozze sono la caratteristica di questo luogo, chiamato Forra dei Canevai, toponimo di probabile derivazione dal nome dialettale del lino (cànef) che veniva fatto macerare nelle profonde pozze d’acqua della Roggia prima della follatura.

La frescura di queste acque invita il viandante ad un bagno più che ristoratore ed agli amanti della pratica del canyoning alle scivolate ed ai tuffi nelle numerose piscine naturali. Le acque della Roggia, al termine della Forra, alimentano le turbine di una piccola centralina idroelettrica e le vasche di una pescheria, prima di gettarsi nel lago di Toblino. La passeggiata prende avvio nella parte alta di Calavino, presso la parrocchiale dedicata all’Assunta, dove si trova un parcheggio (408 mslm). La chiesa conserva molte testimonianze della presenza dei Madruzzo. La cappella costruita in memoria di Aliprando Madruzzo è abbellita da tele attribuite al pennello di Martino Teofilo Polacco ed a Marcello Fogolino, artisti operanti in Trento alla corte principesca.

Si scende attraversando il paese fino a Piazza Cristoforo Madruzzo, poi verso nord ovest si imbocca Via Garibaldi e subito a destra Via Concordia, per poi girare in Vicolo dei Porteghi, tra le vecchie case e la roggia che si fa sentire, per poi sbucare nuovamente su Via Garibaldi dirimpetto al Capitel del Mas. In corrispondenza di una fontana, a destra si stacca una stradina che conduce in basso, con buona pendenza ed alcune svolte, fino a raggiungere la Roggia che esce dal paese. Ora per sentiero si segue tutta la Forra fino ad uscire presso la pescicoltura (250 mslm), da dove si rientra, svoltando a sinistra, lungo la stradina asfaltata che sale con alcuni tornanti. Ad un tornante verso destra (cartello), si prende una stradina sterrata che sale, attraversa brevemente un vigneto e conduce ad un’altra strada asfaltata fino alla chiesetta del Corgnon (400 mslm). Da qui in breve si torna in Via Garibaldi ed al punto di partenza.

Calavino: lunghezza 4,2 km, dislivello + 170 m, durata 2.30 ore

Punti di interesse:

Santa maria assunta – La parrocchiale (nella foto) è documentata dal 1236 e venne ampliata nella prima metà del 1500. Elegante il pronao che, insieme al campanile, caratterizza la facciata. Ricca di affreschi, tele e decorazioni di importanti artisti di epoche diverse.

Santi mauro, grato, giocondo – Detta anche del Corgnon, la chiesetta fu ampliata nel 1599 per volere del principe vescovo Ludovico Madruzzo. Si erge solitaria in bella posizione sul valico della stradella che collega Calavino con la Valle dei Laghi.

Roggia di calavino – È stata la risorsa principale per l’economia del paese fino al XIX secolo. I caratteri naturalistici che la contraddistinguono, soprattutto nel tratto della Forra dei Canevai, sono una risorsa turistico ricreativa da conoscere.

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