Dalla croce regniamo con Cristo

Lc, 23,42: Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno

Con la solennità di Gesù Cristo re dell’universo si conclude l’anno liturgico. Essa condensa una serie di temi centrali per comprendere chi è Gesù e quanto sia importante per noi l’incontro con lui.
La prima lettura ci presenta l’unzione di Davide come re di Israele in Ebron (1.000 a.C. ca). Leggiamo questo brano nella festa attuale perché sottolinea il legame esistente tra Gesù e Davide, un legame dinastico, un legame che colloca la vicenda di Gesù e il suo essere Messia regale dentro il flusso della storia: «Il messianismo davidico è storico personale: il Messia cioè si trova in una  discendenza e in una persona. Gesù riassume in sé tutti i diversi messianismi portandoli nella dimensione divina: Dio si comunica talmente all’uomo da suscitare l’uomo perfetto, Gesù Figlio di Dio, capo dell’umanità, speranza e centro di tutta la storia, sintesi di tutte le aspirazioni umane autentiche» (C.M. Martini, Davide peccatore e credente, MI, 2000).
Il Vangelo riprende il tema della messianicità e della regalità di Gesù, collocandone la rivelazione più piena nel contesto più contraddittorio, quello della crocifissione. I capi del popolo, i soldati e uno dei due malfattori usano i titoli messianici «Salvatore», «Cristo di Dio», «eletto di Dio», «Re dei Giudei», per insultare Gesù con sarcasmo. Eppure, la croce diventa realmente il momento dell’intronizzazione di Gesù e il momento in cui cominciano a manifestarsi gli effetti benefici di questo regno. Il “buon ladrone”, nell’oggi del suo incontro in croce con Gesù, trova il Paradiso:
sperimenta una relazione personale con Gesù che in pochi istanti cambia tutta la sua vita, sperimenta cosa vuol dire incontrare Gesù misericordioso come suo salvatore, trova un’accoglienza e
un perdono che gli permettono di entrare con Gesù nel suo Regno. Il fatto che il nostro re regni dalla croce ci aiuta anche a comprendere la qualità diversa di questo regno rispetto ad ogni altra forma umana di regno ed anche l’itinerario che noi stessi dobbiamo percorrere per entrare in questo regno: è l’itinerario della croce vissuto non come atto eroico ma come abbandono fiducioso alla volontà del Padre.

La seconda lettura rende più esplicito il fatto che entriamo nel regno di Dio quando partecipiamo al regno di Cristo. Le parole dell’apostolo Paolo, che hanno la forma e la  struttura di un cantico, contengono un invito alla riconoscenza per ciò che il Padre ha fatto per noi attraverso l’opera del suo Figlio: «ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati» (Col 1,12 14). La risposta più adeguata al dono del Padre sia allora anche per noi, la riconoscenza, il ringraziamento, il canto di lode a Dio perché attraverso l’opera del suo Figlio Gesù ci ha perdonati, ci ha accolti, ci ha resi partecipi della sua stessa vita.

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