“La preghiera conduce ai poveri”: Tisi per le Ceneri

Il rito delle Ceneri mercoledì 22 febbraio in Duomo foto Gianni Zotta

Due i temi scelti dall’Arcivescovo Lauro Tisi per l’omelia del Mercoledì delle Ceneri in una celebrazione affollata e partecipata anche da molti sacerdoti: l’importanza della preghiera per la vita ecclesiale e l’attenzione ai poveri. Sono due realtà che  hanno trovato poca attenzione nelle sintesi del lavoro di oltre 400 gruppi nel primo anno di ascolto sinodale in Diocesi.
“La preghiera, prima di essere un atto religioso è un atto umano e soltanto umano”, ha osservato don Lauro, tanto che “solo l’uomo si inginocchia per pregare, interrogandosi sulla propria origine e sul proprio destino, sul “perché” della vita”.
Nella preghiera, pertanto, l’uomo sperimenta la sua grandezza, il suo essere desiderio, eccedenza, domanda di felicità. Essa non è un optional per persone devote, è passaggio indispensabile per conoscere sé stessi; non pregare o, come ci ammonisce il Vangelo di oggi, farlo in modo maldestro, toglie spessore alla vita.
L’Arcivescovo ha osservato che per i discepoli di Gesù, pregare non è parlare di Dio, ma parlare con Dio; senza preghiera la fede diventa fredda frequentazione di riti, norme, idee.
Le indicazioni di Gesù riportate da Matteo (6,6) ci offrono un ulteriore spunto: nella preghiera autentica esco dal mio guscio per incontrare il Padre che vede nel segreto. Egli sa quali sono i nostri bisogni e offre la sicurezza del suo amore. Pregare è accettare la sfida di abitare le profondità di noi stessi. Il rischio di una vita senza contatto con il nostro “io” profondo – quello che la Bibbia identifica con il cuore – è assai frequente.
Passando al secondo tema della riflessione d’inizio Quaresima, mons. Tisi ha sottolineato che “la preghiera autentica, dove fai esperienza di essere amato gratuitamente dal Padre, libera da quella schiavitù degli occhi che porta a far dipendere la vita dallo sguardo altrui. Davvero povero è l’uomo e la donna che per vivere hanno bisogno di essere visti, ammirati, applauditi”. Citando il Vangelo e l’ammonimento di Gesù (“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro (…) Quando fai l’elemosina non suonare la tromba davanti a te”. Mt 6,1-2) l’arcivescovo ha detto che “Dare del proprio a chi non ha – questa è l’elemosina – non è primariamente un’opera di bontà, ma dovere di giustizia: l’essere amato dal Padre come figlio ti rende fratello e sorella. Pertanto, “nessuno può dire di amare Dio che non vede se non ama il fratello che vede”. 1Gv 4,20
La Parola di Dio ricorda inoltre che la terra e quanto contiene è di Dio (Sal 24), dono del Padre ai figli. Condividere i beni è allora un dovere ineludibile per chi ha fatto esperienza dell’incontro con il Padre””.
Collegando i due temi, l’ arcivescovo ha concluso che “non si dà vita spirituale lontano dall’amore fraterno. La preghiera autentica conduce ai poveri e agli ultimi”.
Fra gli impegni di inizio Quaresima c’è anche l’ormai tradizionale ritiro per il clero diocesano che vedrà i sacerdoti trentini riuniti a Villa Moretta di Pergine nella mattina di giovedì 23 febbraio: sarà lo stesso Arcivescovo a proporre loro una riflessione ispirata a questo nuovo tempo dell’anno liturgico.

Il rito delle Ceneri mercoledì 22 febbraio in Duomo a Trento (foto Zotta)
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