Perdonare come Gesù perdona

Illustrazione di Fabio Vettori

17 settembre 2023 – XXIV Domenica TO A

Sir 27,33-28,9; Rm 14,7-9; Mt 18,21-35

«Se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settantasette volte ». Mt 18,21-22

Per farci capire che tutti abbiamo bisogno di perdono, Gesù ci porta su un terreno abbastanza noto alla maggior parte di noi: è il terreno delle relazioni economiche. Sappiamo bene cosa voglia dire avere un debito da estinguere, perché abbiamo fatto un mutuo per acquistare una casa, o una nuova automobile, o per avviare una piccola azienda. Poi le cose vanno male e il debito anziché diminuire cresce. Immaginiamo per un momento – ci dice Gesù – che questo debito diventi così grande da essere per noi impossibile restituire il denaro preso in prestito. Con un debito del genere non saremmo in grado di sopravvivere e il dramma personale diventerebbe presto tragedia familiare! Immaginiamo però che il nostro creditore ci condoni tutto. Con quale coscienza potremmo poi prendere per il collo qualcuno che ci fosse debitore di pochi spiccioli o del prezzo di una cena? Purtroppo, accade di frequente che noi non ci rendiamo conto dell’ammontare del nostro debito ma siamo invece molto veloci ed esigenti nel pretendere la restituzione dei nostri crediti.

Gesù ci ricorda che, prima di metterci nei panni dei creditori, è necessario che ci mettiamo in quelli dei debitori. Per scoprire in modo sano di essere peccatori può servire quella operazione di contabilità spirituale semplice che è l’esame di coscienza fatto in modo quotidiano. Proviamo, al termine di una giornata, a vedere quali e quante pretese abbiamo avuto nei confronti di Dio e del prossimo, quali e quante disattenzioni, quali e quanti momenti di scortesia, quali e quante omissioni di bene che potevamo fare e non abbiamo fatto, e via di seguito. Mano a mano che si approfondisce la nostra capacità di fare i conti in tasca nostra, anziché in quella altrui, si accresce anche la coscienza che noi, in prima persona, abbiamo bisogno che il nostro debito venga condonato da qualcuno. Si affaccia e si fa strada al tempo stesso la coscienza che il nostro credito è poca cosa rispetto al nostro debito.

Riflettendo e pregando, sul Monte della Verna, verso la metà di settembre del 1224, san Francesco d’Assisi era colpito proprio dalla contemplazione della misericordia che si è rivelata nel Cristo Crocifisso, misericordia esagerata che lo porta a morire per noi peccatori. È così che il nostro debito è stato estinto. Di conseguenza la preghiera di Francesco è di fare propria l’esperienza di Gesù: «O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione; la seconda si è ch’io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori» (Fioretti, 3St: FF 1919).

A questo punto è bene che ci rendiamo disponibili ad accogliere quel dono speciale che Dio ci vuol fare, il dono del perdono, che manifesta il suo amore “eccessivo” nei nostri confronti. Bisogna però che ci rendiamo pure disponibili a perdonare, con generosità e senza porre condizioni, coloro che ci hanno in qualche modo offesi. Il perdono di Dio è certamente gratuito e lo riceviamo per i meriti di Gesù morto per noi, ma se noi non perdoniamo sarà un perdono sterile.

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