Siamo ancora circondati dal bene

Benedizione d’inizio anno, un amen tre volte solenne che conferma fiducia nel tempo che ci è donato. Ma è benedizione pure quel nipotino di quattro settimane che pare già voler sorridere in braccio alla bisnonna. O quei 55 giovani (vedi pag. 17) che condividono il brindisi di San Silvestro con gli anziani più deboli, mentre giù nelle strade si esprime nella violenza il disagio di altrettanti coetanei (ecco cosa comporta la disattenzione verso i minori richiedenti asilo!), subito “usato” a fini di polemica politica.

E benedizione è quell’ammalata che in Rsa vede stringersi le pareti della sua stanza, ma ha il coraggio di dire: “Troverò ancora il modo per allargare il mio sguardo agli altri”.

Nel clima di tragica e sospesa attesa tra un anno e l’altro anche il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, martire della resistenza al nazifascismo, scrisse dal carcere una poesia intestata “Capodanno 1945”: “Circondato fedelmente e tacitamente da potenze benigne, meravigliosamente protetto e consolato, voglio questo giorno vivere con voi, e con voi entrare nel nuovo anno”. Che straordinaria benedizione quella che Bonhoeffer riesce a pronunciare anche in “brutti giorni”. C’è dentro l’intramontabile fiducia cristiana nel Dio “che ci è al fianco alla sera e al mattino”, ma si respira il senso di fratellanza e comunione con tutti gli uomini di buona volontà.

Commenta magistralmente la scrittrice Maria Pia Veladiano nelle sue “Parole per giorni di pace” (Edizioni Messaggero Padova) che consiglio come una consolante lettura d’inizio anno: “È il mistero laico di un reciproco bene-dire. Ognuno di noi può. Può alzare gli occhi e scoprirsi circondato dalle potenze benigne di chi, facendo il bene, ci mette nelle condizioni di farlo ancora noi. Rompere l’incantamento perverso del ‘niente mai cambierà’”.

Questa consapevolezza ha innervato anche la ponderata riflessione che Sergio Mattarella ha proposto a reti unificate (almeno quelle!) nel discorso del 31 dicembre: in piedi, quasi a voler dire che questo tempo di turbamento mondiale non consente di rimanere seduti, il Capo dello Stato ha avuto parole di biasimo (“non volgere lo sguardo altrove di fronte ai migranti”, ad esempio) e di severa denuncia delle responsabilità strutturali e individuali: “La guerra non nasce da sola. Non basterebbe neppure la spinta di tante armi, che ne sono lo strumento di morte. Così diffuse. Sempre più letali. Fonte di enormi guadagni. Nasce da quel che c’è nell’animo degli uomini. Dalla mentalità che si coltiva. Dagli atteggiamenti di violenza, di sopraffazione, che si manifestano”, ha aggiunto riferendosi ai recenti episodi di cronaca nera. Eppure, il Presidente ha invitato gli Italiani a non “lasciarci vincere dalla rassegnazione e dall’indifferenza” e ha rievocato i valori fondanti della Costituzione repubblicana, arrivando a bene-dire (anche la sua è stata una benedizione!) quanti ha incontrato quest’anno nelle sue visite alla periferia dolente del Paese: la gente di Cutro, in Calabria, con la sua composta pietà, i giovani volontari che cantavano “Romagna mia” spalando nel fango, quelli di Castel di Principe che tengono viva la lezione di umanità di don Peppe Diana e tante ragazze in piazza per ribellarsi alla mentalità di sopraffazione.

Scorgere e diffondere il bene che ci circonda (sarà compito del nostro settimanale in questo 2024) non significa inforcare le lenti distorte del buonismo irrealista o prolungare l’atmosfera ovattata (non per tutti, peraltro) dei giorni dello zelten. Si tratta invece di assumere uno sguardo pro-positivo, come lo stesso arcivescovo Lauro ha suggerito nelle omelie natalizie (vedi pag.15), centrate sullo sguardo del Bambino di Betlemme, riconosciuto negli altri e per gli altri. E questa capacità di benedire nasce dalla lettura dei segni dei tempi e dal silenzio, non dalla fretta o dalla commozione, con la pazienza di attendere che sorga una nuova aurora.

“I credenti sanno che il mondo è affidato, e anche le nostre azioni sono affidate, e che l’efficacia è , come dire, garantita anche se non vediamo oggi o domani l’effetto di quel che facciamo – così ancora Maria Pia Veladiano nel suo invito a benedire -. Ma ognuno di noi può accorgersi di non essere solo e di viaggiare circondato da potenze benigne, dall’amore di chi ci ha accompagnato, o preceduto, genitori, amici, affetti, perfetti sconosciuti che hanno amato l’umanità che era e che sarà, il mistero bellissimo di un amore che non finisce, non fa il conto del dare, non chiede documenti e appartenenze, non ha confini, si regala, è presente, diventa forza, compagnia, consolazione, incanto di una capacità di vivere, meglio, insieme”.

 

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