La prossima sfida di Sinner: restare per i ragazzi un modello di umiltà

Allenamento all’ATA Battisti. I ragazzi trentini (e non solo) possono trovare nello stile Sinner un esempio incoraggiante, anche fuori dal campo. Foto (c) Gianni Zotta

Comincia soltanto adesso per Jannik Sinnerdopo la consacrazione australiana e l’incoronazione romana – il set più difficile, che durerà l’intera carriera e finirà forse al tie-break della vita. Ovvero, rimanere fedele a quel modello che è diventato. Un modello di sport sano e formativo per noi tifosi da ping pong in oratorio e da racchettone in spiaggia, ma soprattutto per tanti ragazzini dalla prima racchetta in mano che han diritto di divertirsi senza l’obbligo di diventare campioni. Diventeranno forse come quei raccattapalle che Jannik ha ringraziato per primi, spiegando loro che anche lui da ragazzo sognava di sfidare Djokovic, aggiungendo però che il talento non basta: ci vuole applicazione, sudore, pazienza.

“Devo ancora crescere, devo cercare di migliorarmi”, rimane il suo impegno ribadito in conferenza stampa a Melbourne e poi anche a Roma: una progressione personale che assume una valenza quasi ascetica e richiede due atteggiamenti sinneriani che possono ispirare tanti adolescenti di oggi: la costanza e la gradualità. Quel crescere ogni giorno “qualcosina” o “un pochettino” per usare gli avverbi ricorrenti nel lessico personale del tennista altoatesino.

Altrimenti prima o poi si cade, il modello di uomo va in frantumi: lo abbiamo visto in Pantani, in Maradona e in tanti altri campioni tristi, stelle comete finite fuori destinazione.

Jannik non dovrà perdere l’umiltà. Che deriva da “humus”, come usano sottolineare gli esegeti, che vuol dire terra, che è madre e ricchezza. Radice, anche, com’è stata per lui la Fiscalina, splendida valletta dolomitica che da trentini sentiamo vicina perché ha lo stesso profumo di montagna, fieno da tagliare, lavoro stagionale, gusto di sobrietà. (Possiamo dirci, a proposito che Sinner ha ridestato in noi trentini un’appartenenza regionale, che non potrà essere solo di convenienza?) .

Quando si rivolge col sorriso pieno ad Hanspeter e Siglinde, i genitori che non gli hanno impedito di scegliere Bordighera e gli allenamenti lontani da casa, quando abbraccia l’“insostituibile” fratello Mark (adottato dai suoi genitori), quando cita i nonni o gli amici, Sinner va ad attingere alle sue radici. E chissà che verso la comunità pusterese non abbia in futuro un occhio di riguardo e di solidarietà, visto che proprio in questi giorni il paese di Sesto è stato colpito dal lutto per la tragedia familiare che ha lasciato un marito senza moglie e due figli.

L’umiltà a cui rimanere fedeli è pure un linguaggio misurato, semplice, anche non verbale. È anche stima non formale verso gli avversari più ostici (e da tutti ricambiata per ora), condivisione dei meriti con lo staff, consapevolezza che la fragilità prima o poi si manifesta nella vita: sarà così anche per Sinneman, altro che Superman!

Sarà dura custodire l’umiltà nella gestione della vita privata e degli affetti (media e social si alimentano di gossip) così come nell’eccesso di premi e di guadagni dagli sponsor. A proposito, sulla sua scelta diseducativa di fissare la residenza fiscale a Montecarlo, Jannik potrebbe tornare indietro, in un ripensamento che lo renderebbe ancora più credibile. Così come potrebbe utilizzare la sua ricchezza milionaria – altra prova di umiltà – in modo esemplare: sia sostenendo quanti muoiono nel mondo che lui d’ora in poi gira come un coccolatissimo vip, sia favorendo le strutture che possono rendere più accessibile questo magnifico sport.

Ricordiamo che negli anni Settanta in Trentino, proprio sull’esempio della vittoria in Davis di Panatta, Pietrangeli & Co, si erano costruiti dappertutto campetti da tennis, per la gioia di tanti principianti finora esclusi dallo sport in divisa bianca. Molti di quei campetti sono poi finiti infestati dalle erbacce, distrutti o riconvertiti in parcheggi. Di campetti “liberi” ne sono rimasti a Scurelle, Aldeno, in Candriai o alle Contre di Caldes e pochi altri. Chissà che la Sinner mania non avvicini nuovi giovani a questo sport (e agli altri), consentendo di provare il tennis a prezzi non proibitivi o anche gratis, come avviene in altri Paesi europei.

Gli stiamo chiedendo troppo? Forse sì, ma lasciandogli la carota dell’umiltà.

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