Il volontariato, una spinta anche per la pace

L’arrivo a Trento dei primi profughi ucraini, il 27 febbraio 2022. Foto Vita Trentina

lo spunto

Va sottolineata anche la propensione del volontariato nel fornire un sostegno fondamentale per il rafforzamento della democrazia e del vivere sociale che è al tempo stesso un esempio e un successo che dall’Italia (anche grazie a Trento) può essere trasmesso ad altri paesi e ad altre realtà in Europa. è forse questa una dimensione spesso non sufficientemente avvertita dal contesto politico nazionale e locale.

Sergio Mattarella

 

Nel discorso a Trento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, così ricco di spunti e di elogi, ma anche di stimoli verso le esperienze e gli impegni dei volontari, ha particolarmente colpito questo passaggio che indica nel volontariato non solo una manifestazione di solidarietà umana e di servizi alla convivenza, ma una scuola di cultura civile (e quindi anche di buona politica e armoniosa convivenza sociale), un tirocinio soprattutto per le nuove generazioni. Volontariato come punto di partenza per una vita che cresce e si forma, più che punto d’arrivo di una vita che distribuisce i suoi doni. Chi nella sua giovinezza è stato volontario anche in impegni umili sa cosa questo significhi. Sa quanto quelle esperienze abbiano contribuito alla crescita non solo della sua pienezza umana, ma della sua esperienza civile.

Si ripete frequentemente che l’educazione civile, spesso carente in Italia (ad iniziare dalla buona educazione) dovrebbe essere insegnata a scuola, trasmessa dalla scuola, visto che le famiglie non sempre sembrano esserne all’altezza, ed è giusto pensarlo, purché l’educazione civica non sia solo libresca. Non bastano, insomma, le buone intenzioni e neppure le buone lezioni. Piuttosto la scuola dovrebbe proporsi come terminale e filtro, conoscenza e incentivo di tutte le occasioni di volontariato che il vivere comunitario e la dimensione sociale offrono, dalla montagna alla cultura, dal servizio al prossimo all’assistenza… quante vocazioni e testimonianze possono essere suscitate… e poi praticate, introducendo i giovani non solo ai servizi di solidarietà, ma alla concretezza dei problemi che il vivere sociale e l’esperienza comunitaria presentano.

È questo che il presidente Mattarella ha voluto indicare. Non sono solo problemi locali quelli che si presentano, anche se il primo impegno resta quello di curarsi del “prossimo”, di chi si trova vicino, del “minimo” che con la sua vita e i suoi problemi, spesso di solitudine ed emarginazione, sfiora la nostra vita e interpella la nostra umanità.

C’è anche una dimensione internazionale nell’educazione civica, tanto che il volontariato è chiamato a diventare anche una educazione alla pace, dimensione particolarmente importante per il Trentino, perché se Trento è stata individuata come Capitale europea del volontariato, la vicina Rovereto è la Città della pace, dove i cannoni che hanno insanguinato queste terre e tutta Europa nella Grande Guerra 1914-18, dalla vicina Francia, al Carso, alla lontana Galizia che ora è terra d’Ucraina, sono stati fusi nella Campana dei Caduti che ogni sera, con i suoi rintocchi (“Maria Dolens”) dal colle di Miravalle, piange e ricorda le vittime di quell’immane sacrificio.

Alla pace, all’impegno verso chi è sopravvissuto, a chi ora dovrà ricostruire sulle macerie sono chiamati così, in modo particolare, in questa fase storica il volontariato trentino e la città di Trento, come ha ricordato in questi giorni nei suoi interventi sulla stampa e con un esplicito invito al sindaco Ianeselli il politologo di statura europea (e collaboratore di “Vita Trentina”) Gianni Bonvicini. L’invito è già stato in parte accolto, posto che il sindaco di Leopoli Andrij Sadovyj è stato invitato, ed era presente, a Trento, durante la visita di Mattarella, a testimonianza del fatto che Trento vuole davvero dare un significato europeo al ruolo di capitale del volontariato, non lo intende come una onorificenza, ma come un rinnovato impegno e questo non solo perché Leopoli, fra le città in lizza per il riconoscimento, sì è classificata al secondo posto. In questo caso non si tratta di accogliere sportivamente i concorrenti chiamati ad occupare un gradino del podio riservato ai primi arrivati. Ma di stringere legami e relazioni personali e istituzionali per operare fattivamente. Leopoli, infatti, città ucraina prossima al confine polacco, non solo ha subito pesanti bombardamenti e distruzioni nella guerra tuttora in corso, non solo può vantare antichi e nuovi legami con Trento (in età asburgica, a metà Ottocento, un vescovo di Trento, Francesco Saverio, predecessore di de Tschiderer, venne inviato alla cattedra di Leopoli al termine del suo mandato tridentino, mentre attualmente, proprio dal territorio di Leopoli proviene una larghissima parte, se non la maggiore, delle signore che prestano assistenza agli anziani nelle famiglie), ma si è posta come filtro di prima accoglienza e smistamento di tutti i rifugiati e i profughi ucraini. Anche giovani, che hanno cercato di rifugiarsi nei paesi europei per sfuggire alle bombe.

Ora questi rifugiati si trovano in condizioni precarie, senza patria e senza casa due volte, bisognosi di tutto, perché non solo hanno lasciato la loro terra ucraina, ma non possono ritornarvi in quanto dalle autorità vengono considerati fuorusciti e quasi disertori. Ma non è così, e quindi hanno bisogno di vicinanza e assistenza, che solo le associazioni di volontariato, attraverso aiuti materiali e solidarietà umana, possono loro fornire. Non sono infatti “fuggiti” dal loro paese. Questi rifugiati non sono “disertori”. Sono un gruppo forte di ucraini che vogliono la pace, che si preparano a ricostruire il loro pese quando una pace verrà (e prima o poi dovrà pur venire) sono un’avanguardia che ha capito che quella guerra non doveva scoppiare, che il mondo, anche quello occidentale non doveva farla scoppiare. Né doveva diventare una guerra fra superpotenze combattuta per procura con l’Europa come ostaggio. Sono cittadini che vogliono davvero ricostruire il loro paese sanando le distruzioni della guerra e le vittime innocenti che provoca.

Questi profughi sono un problema europeo e Trento, col suo volontariato e i suoi contatti con Leopoli, è chiamata a farsene carico. Ecco perché fra la città e Leopoli merita tessere un legame particolare, proprio nell’ottica che il presidente Mattarella ha indicato.

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