Nella sala dal teatro dell’edificio pulifunzionale di Castello di Fiemme, occupata in ogni ordine di posto, un appassionato e curioso pubblico ha ascoltato Elisabetta Cavada, già maestra della Scuola dell’Infanzia di Castello, dalla locale Associazione di promozione culturale e sociale la Bifora, a raccontare il suo viaggio nella Provincia di Sofala in Mozambico, da. Si tratta del suo periodo di volontariato, anche professionale, tra gli oltre 300 bambini delle quattro scuole materne aperte dal CAM (Consorzio associazioni con il Mozambico) nella comunità rurale di Caia.

“A Caia si vive e si lotta, ogni giorno, per sopravvivere in un tempo, quello odierno, in cui non è concesso a tutti di potersi sfamare, di potersi curare ed istruire, di godere di mezzi per condurre una vita affrancata da necessità primordiali e tale da far fronte alle catastrofi climatiche, alle rapine dell’occidente e al malgoverno dei politici di turno”, il commento di Elisabetta. La serata si è protratta per oltre due ore alla presenza di donne e uomini, anziani e bambini in un silenzio attento e costruttivo. Sullo schermo, lo scorrere delle immagini che documentavano le parole di Elisabetta, hanno fatto sorgere domande, commenti, confronti con il passato locale, che molti tra i presenti hanno portato all’attenzione del pubblico. Compagni di viaggio di Elisabetta e membri del Direttivo del CAM (da oltre venti anni impegnato a Caia in un programma di cooperazione internazionale multisettoriale integrato), sono stati coinvolti nelle risposte, mai esaustive, mai definitive, ma capaci di promuovere la ricerca personale e l’apertura di un orizzonte di senso che avvicina le persone e le storie, come vorrebbe il CAM e come, ovunque, gli interventi di promozione culturale si propongono ed ai quali dobbiamo essere grati. Alla serata hanno partecipato con le loro esperienze vissute per molti anni in Mozambico, Giovanna e Giampaolo Rama, lei già insegnante ed il marito medico. Informazioni: wwwtrentinomozambico.org)