Ricordo di Francescotti, “Pierino” degli ultimi

Nel giorno della sua scomparsa, ci sembra ancora di veder entrare in redazione Renzo Francescotti con l’inconfondibile camminata, un saluto appena sussurrato e l’immancabile suo nuovo libro sotto braccio, lasciato poi cadere sul tavolo: “Se avrete la cortesia di farmi una recensione….”.  Ancora fresche di stampa, era molto affezionato alle sue creature letterarie, storiche e poetiche e le affidava ai colleghi giornalisti, confidando di trovare attenzione e plauso, lui che spesso si trovava dall’altra parte, a recensire il lavoro di altri.  Verso Vita Trentina nutriva  simpatia sincera, perchè vi trovava un luogo forse più libero rispetto ai palazzi curiali che aveva guardato con una certa diffidenza (a motivo di qualche negativa esperienza giovanile o forse di qualche pregiudizio generazionale). E poi a Vita Trentina sentiva presente ancora il carisma di don Vittorio Cristelli che insieme a lui aveva condiviso la valorizzazione di un comune amico, il poeta don Mario Bebber, attraverso  varie pagine di rievocazioni 

Da queste amicizie e da un confronto anche personale con la Bibbia, Francescotti aveva tratto una predilezione per gli ultimi che è una delle costanti della sua produzione letteraria e artistica, dalle vicende dei migranti trentini alle faticose condizioni dei contadini nei sobborghi trentini durante le guerre. Anche la sua poesia – un’arte nella quale si considerava un maestro di riferimento anche per il successo dei suoi infiniti corsi per aspiranti poeti a Villa Sant’Ignazio –  lasciava affiorare una genuina ispirazione umanitaria, soprattutto a favore dei più bisognosi, così come il suo impegno di docente e di critico letterario.
Piaceva peraltro a Renzo Francescotti anche atteggiarsi come  un “Pierino trentino”, un po’ ribelle e un po’ birbone, tanto che questo fu anche il titolo di un libro in cui per festeggiare il suo 80° compleanno pubblicò i ritratti di alcuni artisti amici oppure conosciuti nei suoi incontri per le “botteghe d’autore”. E rispondendo  a qualche critica osservava che non si trattava di narcisismo: “Dico sempre che conta per il 20 per cento, ma il resto non lo è”, assicurava. Molti ritratti poi sono quelli che ha dedicato agli altri, ritrovando negli ultimi anni della sua vita una passione giornalistica che su “Trentino Mese” abbinava ad alcune folgoranti poesie di attualità sulle parole del momento.

A noi, prima suoi lettori e poi anche suoi colleghi, resta il ricordo di un’umanità schietta, a volte ruvida, intelligente e spesso sanamente provocatoria per gli ambienti ecclesiali che amava  pungolare, rivelandone implicitamente anche attenzione e simpatia. Alla famiglia le condoglianze della nostra redazione.

 

vitaTrentina

Got Something To Say?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina