Si sta chiudendo in queste ore la campagna per il referendum dell’8 e del 9 giugno. Quattro i quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostiene anche il quinto quesito sulla cittadinanza. All’ex parco Santa Chiara di Trento si è svolta la festa di fine campagna referendaria. Alla quale hanno preso parte, oltre al segretario della Cgil del Trentino Andrea Grosselli e all’attivista per il referendum sulla cittadinanza Maja Husejic, anche il coordinatore dell’Area contrattazione e mercato del lavoro della Cgil nazionale Nicola Marongiu e l’avvocato del foro di Milano Alberto Ghidoni.
Tra le persone che hanno partecipato alla festa, anche alcuni degli attivisti del referendum per la cittadinanza, come Pavlo Polyev, 26 anni. Originario dell’Ucraina, è arrivato in Italia che aveva appena quattro anni. “Le persone della mia generazione, arrivate in Italia quando erano molto piccole, sentono molto l’appartenenza a questo Paese, perché qui hanno studiato e qui si apprestano a lavorare”, racconta. “Nel nostro percorso, però, incontriamo alcune difficoltà: per esempio per accedere ai lavori attraverso i concorsi pubblici. Quest’anno volevo fare domanda per fare la guardia giurata e non ho potuto proprio perché non ho ancora la cittadinanza italiana. In più non posso votare e nemmeno candidarmi in politica se lo volessi. E nella mia stessa situazione ci sono milioni di persone in Italia”.

Molte delle persone che hanno fatto da “testimonial” per il quesito sulla cittadinanza (che chiede di dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza per acquisire la cittadinanza italiana per le persone maggiorenni nate nei Paesi extra-UE) l’8 e il 9 giugno non potranno votare. “Quando ho fatto volantinaggio, infilando i depliant nelle buche delle lettere, ho avuto quasi la sensazione di votare”, dice Pavlo. Che invita a votare, a prescindere dalla scelta per il sì o per il no: “Io che non posso votare dico agli altri: ‘Andate a farlo’. Che sia per il ‘sì’ o che sia per il ‘no’, ma andateci. L’importante è partecipare. Purtroppo c’è poca informazione, soprattutto da parte di alcune forze politiche che invitano all’astensione”.
Parla di chi invita all’astensione anche Nicola Marongiu della Cgil. “La cosa che sorprende è che tutti coloro che invitano all’astensione non discutono nel merito dei quesiti. Ci saremmo aspettati che dicessero che cosa ne pensano dei licenziamenti illegittimi, dei contratti a termini e degli appalti piuttosto che invitare all’astensione. E a farlo sono cariche istituzionali che hanno una grande responsabilità”.
Il clima in piazza però, aggiunge Marongiu, è positivo: “Vediamo una crescita di partecipazione attiva, anche per il fatto che si sa del referendum. Ed emerge anche un marcato orientamento al voto di quelli che sanno del quesito referendario”. Se il referendum non dovesse passare, prosegue il sindacalista, la Cgil continuerà a lavorare sollecitando il Parlamento: “Abbiamo deciso di lavorare su diversi aspetti: i referendum abrogativi, la contrattazione collettiva e il contenzioso”.
Il voto di domenica, ricorda invece l’avvocato Alberto Ghidoni, riguarda tutti. E i quesiti sul lavoro non sono “troppo tecnici”. “Se lo si afferma è perché in generale si parla poco del diritto del lavoro. Eppure in realtà si tratta di una legislazione che tocca la vita di chiunque persona si svegli la mattina con la fortuna di avere un impiego. Mentre se si dice che questi quesiti sono troppo tecnici ci si allontana dal merito”.