Sciopero per Gaza, l’adesione di OBC Transeuropa e Punto d’Incontro

Il passaggio dei manifestanti al ponte di San Lorenzo

Anche OBC Transeuropa – Unità operativa del Centro per la Cooperazione Internazionale di Trento – aderisce allo sciopero di oggi (3 ottobre), per sostenere la missione umanitaria e non violenta della Global Sumud Flotilla e denunciare il genocidio in corso a Gaza.

In una nota, OBC Transeuropa denuncia “l’inaccettabile complicità del nostro paese”, chiede la fine dell’assedio e più in generale dell’occupazione israeliana della Palestina.

Alla luce delle notizie che arrivano dal Medio Oriente, OBC Transeuropa chiede “la liberazione immediata degli equipaggi della Global Sumud Flotilla e dei giornalisti che l’hanno affiancata. Rinnova la richiesta di assicurare l’incolumità dei giornalisti palestinesi e l’accesso a Gaza di tutti i media finora esclusi”.

Continua la nota: “Ci uniamo alla  Global Sumud Flotilla come ‘equipaggio di terra’ ricordando con l’adesione allo sciopero di oggi che – come ha scritto Boris Vitlačil, attivista di Sarajevo, sul nostro sito – ‘la flottiglia non è il fine, ma il mezzo per svegliare il mondo'”.

OBC Transeuropa chiede, infine, “il rispetto del diritto internazionale come strumento indispensabile per arrivare ad una pace giusta. Perché come scriveva Luisa Chiodi, direttrice scientifica di OBCT, nel suo editoriale Da Srebrenica a Gaza, di genocidio in genocidio denunciamo la ‘disumanizzazione di alcuni quale preludio alla distruzione dell’umanità intera.’”

Allo sciopero hanno aderito anche gli operatori della cooperativa Punto d’Incontro, per esprimere la grande preoccupazione “per le sorti di un popolo oppresso che non vede riconosciuto il diritto alla esistenza e alla sopravvivenza”.

Per non far mancare alle persone senza dimora i servizi abitualmente offerti dalla cooperativa, gli operatori hanno scelto di restare al posto di lavoro, destinando però la quota di stipendio della loro giornata lavorativa “ad organizzazioni che supportano il popolo palestinese dal punto di vista sanitario, alimentare, di vicinanza umana e solidale, utilizzando metodi nonviolenti”.

“Ogni giorno nel nostro lavoro sentiamo l’eco delle ingiustizie nel mondo, che vediamo nella carne e negli occhi degli ospiti che incontriamo”, scrivono. “Viviamo in contesti sempre più insicuri e contrassegnati dalla disuguaglianza tra chi può guardare al futuro con speranza a chi rimane nella disperazione, fra chi è forte e chi è inerme, tra chi vive e chi sopravvive, tra chi resiste e chi soccombe. L’ingiustizia e la disuguaglianza non sono lontane da casa ma sono presso di noi”.

 

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