In campagna elettorale dalla parte dei più deboli

21 luglio 2022: il Presidente Mattarella firma i decreti di convocazione dei comizi elettorali per le elezioni del 25 settembre (foto Giandotti/Ufficio Stampa Presidenza della Repubblica)

È una sensazione di pelle – pertanto discutibilissima – ma la campagna elettorale appena iniziata in vista delle elezioni del 25 settembre, non sembra scaldare il cuore di molti. Scorrendo velocemente i primi sondaggi (per quanto possano valere) parrebbe che l’azzoppamento del governo Draghi non abbia suscitato consenso tra gli italiani e che, anzi, sia parso a molti del tutto incomprensibile. Tuttavia, le forze politiche che più decisamente si sono opposte al governo Draghi risultano riscontrare maggiori consensi.

Peraltro, dopo ogni crisi di governo vengono in genere più facilmente premiate le forze che erano all’opposizione. Detto questo, alla gente comune in questi giorni sono arrivati soprattutto slogan di facile effetto e l’alternarsi dei “faccioni” dei più o meno candidati premier, e poco altro. Pure le alchimie tra i partiti tese ad assicurare collegi sicuri per candidati di peso non aiutano certo l’elettore comune a comprendere quanto sta accadendo.

Ci sono, insomma, tanti motivi di disincanto, di sconforto e scetticismo. Tuttavia, sarebbe davvero imperdonabile per le sorti del nostro Paese rifugiarsi nell’astensionismo, stare alla finestra a guardare, sperando nella buona sorte. Urge un bagno di realtà e cercare per quanto ci riesce, anche se è impresa ostica, di capire cosa prospettano i partiti in lizza così da compiere nelle urne una scelta convinta, la più responsabile possibile.

Il quadro politico di oggi in Italia è speculare alla fotografia del nostro Paese, ovvero una realtà con profonde divisioni al suo interno, difficilmente componibili. Gli interessi in gioco, in parte rappresentati dai differenti soggetti politici, sono di categorie o di lobby specifiche che, più o meno legittimamente, operano in vista della loro convenienza. Anche se i vizi, e qualche rara virtù, sono di molti politici, l’equazione che sono tutti uguali, oltre che ingiusta, non è per niente veritiera.

Così come non corrisponde al vero che tutti i partiti propongano le stesse identiche cose. Certo, la politica è l’arte del possibile. Quello che fa difetto è che spesso non è per niente arte, ma al contrario ricerca del facile consenso, se non pataracchio: accordi oscuri, compromessi, intrighi.

Una Politica degna di questo nome e in linea con quanto scritto in Costituzione non può limitarsi a garantire che i parametri finanziari ed economici siano conformi agli standard richiesti da una buona amministrazione della cosa pubblica; deve avere il coraggio di scommettere sul futuro facendosi carico del destino e della vita di tutte quelle fasce di popolazione più deboli e spesso penalizzate: impoveriti, disoccupati, precari, giovani, pensionati, migranti, minoranze linguistiche, quali rom e sinti.

Una Politica degna di questo nome non può più frapporre ostacoli al pieno riconoscimento della cittadinanza alle centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze nati in Italia da genitori stranieri. Non può non contrastare con misure adeguate ogni forma di violenza di genere o legata a motivi razziali e xenofobi.

Una Politica degna di questo nome non può non avere a cuore il mondo della scuola come luogo di formazione al vivere civile dei nostri ragazzi. E non può non avere al centro la tutela della salute e l’offerta di un servizio sanitario generalizzato, gratuito ed efficiente. Una Politica degna di questo nome dovrebbe dare attuazione all’articolo 11 della nostra Costituzione e impegnarsi contro la proliferazione delle armi nucleari e contro la corsa agli armamenti, che scialacquano ingenti risorse per dare la morte anziché vita.

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