“Venduti per un sacco di carbone”

Anche in valle del Natisone l'8 agosto sono state ricordate le vittime della tragedia nella miniera di carbone di Marcinelle in Belgio del 1956. Fra i 262 minatori deceduti figuravano infatti anche 136 italiani, una decina originari del Friuli, uno anche trentino, Primo Leonardelli, 36 anni celibe di Viarago di Pergine.

La ricorrenza è stata celebrata nella chiesetta alpina di San Giacomo e Sant'Anna. Numerose le persone intervenute alla messa celebrata da padre Vit, provenienti dalle frazioni di Biacis, Cras e Spagnut del comune di Pulfero. La cerimonia è stata organizzata dalla locale associazione “Pro Biacis”. La tragedia si era consumata nel pozzo “Saint Charles” della miniera del “Bois du Cazier” a 1035 metri di profondità. Aveva lasciato 204 vedove e 417 orfani.

A distanza di 45 anni, il primo dicembre 2001, il presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto e con evidente richiamo a Marcinelle, proclamava l'8 agosto “Giornata nazionale del Sacrificio del Lavoro italiano nel Mondo”. Nella chiesetta di Sant'Anna molte le voci e le testimonianze dirette ed indirette su ricordi, aneddoti, esperienze raccontate da padri e nonni che avevano vissuto in prima persona il lavoro in miniera, contraendo in moltissimi casi malattie come la silicosi.

E' stato distribuito, a cura dell'Istituto Slavia Viva, un opuscolo che ripercorre la storia delle relazioni italo-belghe, curato dal collega Ferruccio Clavore, allora ragazzo, cresciuto in una delle baracche per minatori nei pressi della miniera che ha imboccato, sin da giovanissimo la strada al seguito del mondo migratorio in Belgio e in altri Paesi. Illustra con dovizia di dati l'intesa firmata dall'Italia con il Belgio per l'”esportazione” di mano d'opera in cambio di carbone. I lavoratori non dovevano superare i 35 anni ed essere in ottimo stato di salute. Per ogni scaglione di mille lavoratori il Belgio avrebbe ripagato con 2.500 tonnellate mensili di carbone. Nel 1946 più di 24 mila italiani imboccarono la strada per il Belgio, 48 mila nel 1948. Dal 1946 al 1957 i lavoratori emigrati nei centri carboniferi di Campine, Centre, Borinage, Charleroi e Liegi furono 140.105, tra i quali 17.403 donne e 28.961 bambini. Il flusso migratorio ebbe termine nel 1963. Il prezzo in vite umane, pagato dall'Italia dal 1946 al 1963 è stato calcolato in 867 vittime del lavoro sotto terra.

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