Sono cinque gli sfidanti che domenica 4 maggio proveranno a contendere la poltrona di sindaco a Franco Ianeselli, primo cittadino uscente e candidato favorito – almeno secondo i sondaggi – per la riconferma. Sei contendenti che, nelle ultime settimane, non si sono risparmiati nel confronto democratico, virtuale o in presenza, come avvenuto nella serata di giovedì 10 aprile, quando si sono ritrovati tutti, per la prima volta faccia a faccia, in occasione del dibattito organizzato dalle Acli di Gardolo. Moderato dal giornalista Domenico Sartori, il confronto ha posto gli aspiranti sindaci di fronte ai temi più scottanti rispetto al futuro della città, a partire proprio dalla visione della Trento che verrà nei prossimi anni.
LA TRENTO DEL FUTURO
Giulia Bortolotti: “Sogno una Trento in cui i miei figli e i miei nipoti possano vivere bene, senza immaginarsi un futuro da qualche altra parte, perché nonostante la città sia ai vertici della qualità della vita, oggi i giovani se ne vanno. Una città in cui ci si muova in modo ecologico e svelto, che preservi l’ambiente”.
Ilaria Goio: “Una città viva, sicura, accessibile in termini di sicurezza, di vivibilità, di servizi. Una comunità unita attorno ai valori che in passato hanno contraddistinto Trento: la nostra operosità, la nostra capacità di aiutarci. Che sia ponte tra Italia ed Europa, capace di esportare ed attrarre”.
Franco Ianeselli: “Vedo una città che va verso la neutralità climatica, modificando i nostri comportamenti, facendo delle scelte. Per il 2050 mi aspetto una città plurale, e vorrei una Trento non populista, perché il populismo porta a dare risposte semplici, persuasive ma spesso sbagliate, a domande complesse”.
Claudio Geat: “Vogliamo una città che sia attenta alle cose concrete, all’uomo e all’ambiente. Non vogliamo puntare all’empireo, con idee eclatanti e grandissime. Vogliamo però che il quotidiano sia fatto bene e funzioni”.
Andrea Demarchi: “Abbiamo bisogno di pensare ad un futuro a breve termine, con tutte le opere necessarie per dare una risposta immediata al cittadino, ma anche ad un futuro a lungo termine, per cui in parte è giusto anche sognare, ma tenendo i piedi per terra”.
Simonetta Gabrielli: “Sono molto preoccupata per il futuro, tra guerre, dazi e riarmo europeo non possiamo pensare a come sarà Trento senza affrontare questi temi. Nel nostro piccolo bisogna recuperare la relazione tra le persone, distrutta con lockdown e Covid”.
IN TRANSIZIONE ECOLOGICA
Gabrielli: “No inceneritore e Tav, ma limitare le emissioni. Mi prenderò della complottasti, ma i cambiamenti climatici ci sono sempre stati. Piuttosto dobbiamo pensare a fermare l’inquinamento”.
Demarchi: “La politica non deve imporre diktat, ma far comprendere l’importanza del territorio. Bisognerebbe frenare un po’ il nostro ritmo di vita, rallentare senza però limitare lo sviluppo”.
Geat: “No all’inceneritore, per motivi tecnici, economici e ambientali. Le aree inquinate di Trento Nord sono una bomba ambientale. Poi stop alla cementificazione, ma riutilizzare il riutilizzabile”.
Ianeselli: “C’è un’emergenza climatica per cui la città può puntare a limitare la sua impronta ecologica, lavorando sulle emissioni zero. C’è un’enorme questione legata al trasporto e al traffico per cui servono delle scelte, anche radicali”.
Goio: “Sull’ambiente è necessario trovare un equilibrio: la sostenibilità ha tre dimensioni, quella economica, quella sociale e quella ambientale. Non possiamo concentrarci solo su quella ambientale, perché per preservare l’ambiente abbiamo bisogno di risorse”.
Bortolotti: “Lavorare sulla messa in sicurezza del territorio rispetto ai cambiamenti climatici. E in questo senso è necessario arrivare ad un consumo di suolo zero, perché Trento, se guardiamo l’abitato, ha il consumo di suolo tra i più alti in Italia. Sull’inceneritore il problema non è soltanto ambientale, è anche di sostenibilità economica, perché se guardiamo le cifre reali vediamo che non è necessario”.
UNA CITTA’ CHE INVECCHIA
Bortolotti: “Quello demografico è un tema politico di respiro nazionale che mi sta molto a cuore. La città deve offrire opportunità ai giovani, anche in sinergia con la Provincia che con l’autonomia può muovere delle leve, e dare risposte su problemi come quello della casa, lavorando con le politiche sociali e mettendo a disposizione immobili”.
Goio: “Dobbiamo ascoltare i bisogni dei giovani che da Trento non hanno nessuna intenzione di andarsene, dando, in particolare alle donne, l’opportunità di conciliare vita professionale e lavorativa. Allo stesso tempo abbiamo una popolazione che invecchia, e gli anziani hanno bisogno di ritrovare luoghi di socialità”.
Ianeselli: “Promuovere e sostenere il lavoro femminile. Come amministrazione abbiamo operato un abbattimento fortissimo delle rette dei nidi. Sul tema della casa abbiamo abbattuto l’Imis allo 0,35 per chi affitta canone concordato, mentre per gli anziani serve un piano per l’invecchiamento attivo”:
Geat: “Contro il calo demografico occorre incentivare le nascite, e ridurre o azzerare le rette degli asili nido. Sulla casa vogliamo regolamentare gli affitti brevi e dare incentivi a chi fa affitti lunghi, infine utilizzare i soldi destinati alla funivia del Bondone per ristrutturare le case Itea”.
Demarchi: “I giovani, e mi sento chiamato in causa, hanno davanti un futuro incerto, con stipendi da fame. Dobbiamo rendere attrattiva la nostra città, ma senza stabilità economica è impossibile pensare di costruire una famiglia”.
Gabrielli: “Mio figlio è uno dei 550.000 giovani che è andato all’estero quando aveva 30 anni, perché la sua professionalità in Italia non esiste, e se esiste è pagata pochissimo. Dobbiamo mettere in campo tutte le azioni che possono aiutare i ragazzi a mettere su famiglia, dal lavoro alla questione della casa”.
“TRENTOCENTRICA” O DIFFUSA?
Bortolotti: “Garantire su tutto il territorio cittadino la medicina di base e il servizio dei pediatri. La mobilità sostenibile è fondamentale: vogliamo sviluppare il trasporto pubblico, che in questo momento è in difficoltà, con una parte appaltata a privati”.
Ianeselli: “Trento è una città diffusa, basta pensare all’università in collina o agli studenti a sud della città, per cui non mi sentirei di dire che tutte le funzioni sono concentrate sul centro. Per quanto riguarda la mobilità, abbiamo approvato il Piano urbano della mobilità sostenibile, e la linea 17 è un inizio della nostra idea di collegamento Nord-Sud della città”.
Goio: “Determinati servizi vanno lasciati sul territorio, soprattutto se si preclude l’accessibilità al centro penalizzando chi usa la macchina per lavoro per spostarsi dalle varie circoscrizioni. Serve migliorare i trasporti pubblici, con corse notturne, che permettono ai nostri giovani di tornare a casa in sicurezza. E migliorare la viabilità in alcune zone della città che soffrono per il restringimento delle carreggiate”.
Geat: “La città dovrebbe essere diffusa in tanti sensi: cultura diffusa anche nei quartieri, valorizzazione dei luoghi secondari della nostra città. Mobilità? Bisogna fare i parcheggi di attentamente: prima si fanno i parcheggi, poi si pensano i movimenti dei mezzi pubblici”.
Demarchi: “è importante valorizzare le imprese, le piccole partite Iva, i commercianti, che offrono servizi diffusi su tutto il territorio comunale perché mantengono in piedi un senso di comunità. Sulla mobilità servono soldi e volontà, bisogna avere un progetto a lungo termine”.
Gabrielli: “La città diffusa vuol dire anche consentire alle persone di stare di più nei propri territori, non convergere sempre per forza sul centro. E creare una situazione di sicurezza collettiva. La mobilità oggi a Trento è un tema veramente terribile, veramente c’è molta difficoltà a muoversi, soprattutto per chi abita in periferia”.