Una brevissima esperienza di vita in terra albanese, dopo gli anni terribili delle persecuzioni anticristiane perpetrate dal regime ateo comunista, ha coinvolto dieci giovani in Valle dei Laghi con il Progetto “Comunità Più”, uno dei tre proposti dalla Comunità Murialdo e finanziato dal Piano Giovani. Obiettivo: sperimentare la “forza della cittadinanza attiva” in contesti socio culturali diversi da quello locale, più complessi perché ancora legati a ideali in voga qualche decina di anni fa. “È stata un’esperienza molto positiva e coinvolgente”, ha detto la referente Elda Tugu nel corso della presentazione a Lasino del “Tavolo della Convivenza”. “Abbiamo potuto scoprire un’altra Albania, conoscere persone con una storia pesante alle spalle, capire il senso vero dell’accoglienza”. E, una volta rientrati, assodare l’essenza di un’umanità senza confini: l’inconsistenza di barriere tra ricchi e poveri, uomini e donne, funzionari e manovali. “Come è vissuto il senso di cittadinanza attiva in Valle dei Laghi rispetto a contesti come l’Albania, definito a tutti gli effetti un Paese in via di sviluppo?” si sono domandati i giovani. La risposta è trapelata dalle aule del Parlamento di Elbasan, dalla sede del gruppo scout e dei donatori di sangue a Tirana, dalla struttura Murialdo della città di Fier e dalle cattedre dell’università della capitale. I giovani albanesi stanno imparando ad attivarsi anche in mancanza di sovvenzioni finanziarie da parte istituzionale, con speranza consapevole. Un riscatto generazionale, il tentativo di colmare un vuoto cresciuto con l’imposizione di forme di volontariato a “falce e martello”. Le nuove generazioni escono gradualmente da questa logica che ha alienato il valore dell’uomo, represso la libertà religiosa, scombussolato l’intero sistema economico nazionale. I nostri lo hanno ben compreso toccando con mano quella realtà. Soprattutto il rispetto delle diverse culture che si stanno affermando e che un giorno potranno anche cambiare l’aspetto sociale e politico albanese.