Anche nella notte, Dio si rende presente

Illustrazione di Lorena Martinello

Domenica 9 agosto – Domenica XIX anno A

1Re 19,9.11-13; Sal 84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33

E’ un episodio che conosciamo bene quello che il Vangelo della diciannovesima domenica dell’anno liturgico ci presenta. Si tratta di Gesù che cammina sulle acque (Mt. 14,22-33). Si racconta di una imbarcazione che procede a mala pena, perché le onde quasi la travolgono. Tutti sappiamo che quella barca rappresenta la Chiesa, ma anche la storia nel suo evolversi e la storia di ciascuno di noi.

Alla Chiesa mancò ben presto la presenza fisica, visibile di Gesù. Si trovò a disagio nelle scelte e perplessa nel trovare le strade. Dalla religione giudaica era considerata eretica e per il mondo greco e romano era pericolosa, in quanto le sue idee rischiavano di minare alla base tante strutture sociali fondate su disuguaglianza e sottomissione.

La lettera a Diogneto testimonia che i cristiani «amavano tutti e da tutti erano perseguitati». Ancora oggi la Chiesa è attraversata da onde impetuose, che sembrano sommergerla: le tradizioni sono in piena crisi, pochi avvertono il bisogno di pregare, gli adulti stessi hanno una fede stanca e un’appartenenza debole alla comunità cristiana. E’ successo anche in passato, ma ciò che un tempo «si manifestava in modo sporadico e locale, si generalizza oggi, senza aver bisogno neppure di prendere una forma contestatrice» (M.de Certeau). Al credente e al cercatore di Dio, fa male quel suo silenzio di fronte alle efferatezze che avvengono nel mondo: guerre, corruzione, torture, tradimenti dei principi più sacri.  Anche il credente potrebbe chiedersi: «dove è Dio»? ma ancor prima e con maggiore angoscia, con Etty Hillesum, «dov’è l’uomo»? Questa donna ebrea, scomparsa in una camera a gas di un campo di concentramento, scrive: «Non interroghiamo Dio chiedendogli perché permette queste cose, ma quando sarà terminata la guerra, lui per primo interrogherà l’uomo, rinfacciandogli queste atrocità».

Tanti amori vanno in frantumi, tanti tormenti affliggono le persone. Cosa fare in tutto questo? Coltivare la speranza!

In questo brano si dice che «sul finire della notte, Gesù andò verso di loro camminando sul mare». Anche nella notte, nella nostra vita piena di malanni, nel nostro mondo senza valori e senza giustizia, Dio si rende presente. Arriva dentro il nostro disfacimento a rincuorarci, perché è proprio dentro le difficoltà che crescono giustizia e verità.

Nemmeno la chiesa ritroverà se stessa se non attraversando turbolenze e sconfitte.

E dunque credere è stare dentro ogni realtà anche faticando e soffrendo, perché in essa cova l’imprevedibile agire di Dio. Gesù cammina sulle acque e non si lascia travolgere dagli inevitabili problemi della storia. Sta dentro la storia e tutte le sue tensioni. «Questa narrazione ha la sua chiave interpretativa nel gesto finale di quegli uomini spaventati dal vento, che era loro contrario, e dalla visione di Gesù che camminava nella notte sul mare, nel quale crederono di vedere un fantasma. A questo si unì, al colmo, l’incidente di Pietro, tanto sovrabbondante di audacia come privo di fede, che si vide perso nello sprofondare nel mare. In tale stato di confusione, a partire dal momento in cui Gesù si unì a loro nella stessa barca, immediatamente giunse la calma. E fu nella calma recuperata che scoprirono il Figlio di Dio», che si è fatto presente in mezzo agli uomini. «Nella condizione e nel comportamento di un Uomo che non ha sopportato che la gente non avesse da mangiare, che mai ha cercato potere o populismo, che ha sentito la necessità di andare solo sulla montagna a pregare, che è andato alla ricerca di quei poveri pescatori spaventati e disorientati, Dio si è fatto compagnia, conforto e futuro verso cui camminare» (J.M.Castillo)

In quel lago in tempesta emerge con chiarezza ancora una volta che il Dio di Gesù non si rivela a noi nel potere che domina, ma nell’umanità che cerca i martoriati, gli insicuri, coloro che si dibattono nella notte oscura, coloro che vedono fantasmi e gridano di paura, quelli che sprofondano come sprofondava Pietro…..Tutto ci racconta di una bontà appassionata, che cammina sulle acque e sulle tenebre, alla ricerca di chi soffre e sprofonda.

La mia comunità sa scorgere Dio nelle tempeste della storia, esprimendo una fede che va alla ricerca di chi soffre e fa più fatica a vivere? La preghiera mi aiuta a leggere gli eventi secondo la logica di Dio?

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