“Giustizia per Youns”: domenica a Trento le donne musulmane chiedono giustizia per l’omicidio di Voghera

Centro Lavoratori Stranieri CGIL Bologna

Il Movimento delle Donne Musulmane d’Italia (MDMI) chiede giustizia per Youns El Boussettaoui, l’uomo marocchino di 39 anni ucciso il 20 luglio a Voghera, in provincia di Pavia, da un colpo sparato dalla pistola dell’assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici.

Domenica 8 agosto alle 17, in Piazza Dante a Trento, si terrà un presidio di solidarietà, “Giustizia per Youns”, organizzato da MDMI in collaborazione con altre associazioni: Unione marocchini all’estero-Italia (UMEI), Centro Sociale Bruno, Assemblea Antirazzista, Sinistra Italiana del Trentino, Scuola d’italiano liberalaparola, Rifondazione Comunista, Il Gioco degli Specchi, Associazione Amici dell’Etiopia Odv, Mediterranea Trento, Sportello Antidiscriminazione Trento, Giovani Democratici Trento.

“Affinché nessuno venga eliminato, ma aiutato, rieducato e coinvolto in società”: così Asmae Taouti, attivista e vicepresidente del movimento MDMI, spiega le ragioni che l’hanno portata a organizzare la manifestazione.

Manifestanti a Voghera. Foto Tiziana Barillà

“Quanto accaduto a Voghera è di una crudeltà e di una ferocia inaudite”, riprende. “Però non possiamo limitarci sempre a incolpare la società: dobbiamo innanzitutto interrogarci. Ognuno di noi è consapevole che il punto a cui siamo arrivati oggi è frutto di quel che è stato seminato negli anni precedenti da una politica che incita all’odio e alla supremazia, fa guerra al diverso – e con ‘diverso’ non intendo solamente chi si distingue per origine e nazionalità, ma soprattutto per opinioni e mentalità”.

Taouti si rifiuta di pensare che quanto accaduto a Voghera sia imputabile al solo razzismo. “Vorrei ricordare che Stefano Cucchi era italiano”, aggiunge. “Penso sia doveroso intervenire come società civile prima di arrivare a giorni in cui dovremo uscire armati per doverci difendere. Il miglior modo per far fronte a questa situazione di grande tensione è focalizzarci sulle soluzioni, sul lavoro di squadra da ambo le parti, su piani per l’integrazione e per la convivenza pacifica. Parliamone senza preconcetti né generalizzazioni, assumendoci anche le nostre responsabilità, perché ne abbiamo”.

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