“Avanza la nuova immagine di Chiesa”

In vista dell’assemblea pastorale di zona. La realtà pastorale e i nodi aperti: parla il vicario di zona don Antonio Brugnara

somm2: “A diventare protagoniste di questo nuovo assetto dovranno essere le comunità, non i singoli laici”

“Avanza la nuova immagine di Chiesa”: così don Antonio Brugnara, vicario per la zona pastorale della Valsugana e Primiero, indica uno dei momenti di più profondo cambiamento della Chiesa trentina. Una “nuova immagine” di Chiesa appunto, perché si allargano i confini, e tutto il territorio diocesano viene diviso in otto zone pastorali. Una realtà che va incontro alle esigenze ed ai segni del tempo, con territori ampi, sempre meno sacerdoti ma una fede che va comunque coltivata.

Don Antonio, come si presenta la zona pastorale all’avvio di questo nuovo cammino pastorale?

Il territorio è senza dubbio ampio, fatto di comunità con un proprio bagaglio di tradizioni, di fede, di riti. Io cercherò di servire al meglio per cinque anni (la durata del mandato di vicario di zona, n.d.r.) queste comunità. Ci siamo già incontrati un paio di volte come consiglio pastorale di zona, ma mi preme sottolineare di più gli aspetti positivi che quelli negativi.

Quali sono allora le realtà della zona che potrebbero diventare di esempio per tutti?

Io le chiamo le “buone pratiche”, o “punti profetici”. Sono quelle situazioni, quei gruppi di persone, quelle realtà che già ora hanno una marcia in più, che potrebbero diventare luce per tutti. Perché è questa una delle esigenze che premono maggiormente, quella di fare rete, vincere la codardia e la pigrizia cristiana e chiudersi in se stessi.

Può fare qualche esempio?

Penso alle associazioni del Primiero, che si sono incontrate ed hanno scoperto la forza dello stare insieme; alla Caritas di Levico che sta diventando sempre di più punto di riferimento sociale; al GrEst nato in Pinè per volontà dei genitori dei ragazzi; al Santuario di Montagnaga che ha fatto un salto qualitativo enorme, offrendo un’ottima proposta di fede; ai religiosi di tutta la Valsugana, che hanno iniziato ad incontrarsi, a trovarsi insieme per condividere la vita pastorale. È questa l’azione pastorale che va nel senso giusto, che fa emergere la nuova idea di Chiesa.

Anche i giovani sono uno degli aspetti positivi della zona?

Se pensiamo alla segreteria giovanile di Levico, al gruppo perginese che partecipa a “Passi di Vangelo” a Trento o che ha partecipato alle esperienze di carità in casa di riposo o a Lourdes, alla grande disponibilità nell’animazione nei campeggi e nei GrEst, questo è il nostro futuro, la nostra speranza. Giovani che cercano silenzio e preghiera, in un mondo come il nostro, non può essere altro che un segno profetico. I giovani d’altro canto rappresentano anche una delle sfide che ci attenderanno nei prossimi anni: se calcoliamo la percentuale di quanti partecipano alla vita ecclesiale, è davvero misera.

E invece quali sono gli altri aspetti sui quali lavorare?

Il mondo degli anziani, sicuramente, è una delle sfide che ci attende. Il mondo sta invecchiando e fin d’ora dobbiamo interrogarci su come saper affrontare queste nuove situazioni. E poi dobbiamo darci degli obiettivi primari per la vita della parrocchia e per la fede di ognuno. Dobbiamo renderci conto che ora non siamo più capaci di generare fede, dalla quale nascono i valori cristiani. Manca proprio “l’abc” della fede, basti vedere come le nostre liturgie siano poco popolate da bambini. Facciamo fatica a trasmettere il Vangelo e a far capire che il cristianesimo non è un supermercato dal quale prelevare i sacramenti.

La comunità cristiana deve fare sempre più i conti con una presenza minore di sacerdoti. Una situazione che, alla luce delle forze a disposizione, responsabilizzerà ancor di più i laici?

I laici non devono essere dei “preti senza tonaca”, perché più che di mancanza di preti parlerei di mancanza di comunità. A diventare protagoniste di questo nuovo assetto dovranno essere le comunità, non i singoli laici, perché bisogna andare oltre alla struttura in sé della Chiesa. Essere al servizio del Vangelo è la risposta giusta.

Un ultimo pensiero in vista dell’assemblea.

L’assemblea, segno di una Chiesa più vicina alla gente e al territorio con il quale si affianca per ascoltare, sarà il “via” dopo la presa di coscienza. Abbiamo bisogno della parola del nostro pastore per andare avanti, una parola di fraternità e di coraggio per scoprire la bellezza di camminare insieme.

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