Capitan Francesco!

San Pietro diventa un grande oratorio colorato per accogliere migliaia di giovani sportivi in festa per i 70 anni del CSI. Don Daniele Laghi: “Che trascinatore il Papa!”

C'è chi si sfida sotto rete, chi lancia la palla a canestro. Chi si muove a passo di danza, chi preferisce una corsa scatenata. È una festa, è la loro festa. La festa di 80 mila giovani atleti, accompagnati da genitori, allenatori e dirigenti. Sotto un caldo sole di giugno, piazza San Pietro e via della Conciliazione diventano un grande e colorato oratorio.

A Roma, il 7 giugno, ci sono anche numerosi trentini che, guidati dal presidente del CSI Elio Zappini e dal consulente ecclesiastico don Daniele Laghi si uniscono alla folla festante per celebrare i primi settant'anni del Centro Sportivo Italiano, la più antica associazione polisportiva attiva in Italia – nata nel 1944 su iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica – e cresciuta in questi anni con l'obiettivo e l'impegno costante di promuovere uno sport che vada incontro all'uomo.

“Che emozione vedere il grigio della piazza e il bianco del colonnato tingersi dei colori di migliaia di società sportive, sentire canti e musiche, vedere i giovani giocare e divertirsi assieme”, racconta don Daniele Laghi che ricorda bene l'attesa dell'arrivo di Papa Francesco e la forza delle sue parole, dedicate a tutti quei giovani e adulti che con impegno e dedizione educano e fanno crescere i più piccoli.

“Il Papa ci ha ricordato ancora una volta – ma ce n'è sempre bisogno – che se lo sport rimane un gioco fa bene e aiuta a crescere, ma che giocare non basta: bisogna mettersi in gioco, che significa misurarsi e superare le difficoltà, proprio come nella vita. Che non ci dobbiamo accontentare di un 'pareggio' mediocre, ma dare sempre il meglio”, continua don Daniele. “Un discorso semplice ma incisivo, pronunciato da un uomo che è anche tifoso e grande sportivo. Parole da trascinatore, da 'capitano' nominato a furor…di piazza”.

Francesco, quella “fascia”, la accetta volentieri. “Vi ringrazio e da capitano vi sprono a non chiudervi in difesa, ma a venire in attacco, a giocare insieme la nostra partita, che è quella del Vangelo”. Una partita fatta di impegno, educazione, accoglienza, gioco di squadra. “Valori insostituibili, pilastri del mondo dello sport che, come ci insegna Francesco, devono essere alla base di una competizione sana alla quale i più giovani devono poter partecipare senza assilli o pressioni, ma in assoluta libertà”, commenta ancora don Daniele.

Il Papa parla dello sport come “strumento missionario”, che affonda le sue radici “all'ombra del campanile, negli oratori”, che promuove l'idea del gruppo e rifiuta l'individualismo e l'isolamento e diventa “occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità”.

“In Trentino siamo fortunati, ci sono tante società, quasi una per ogni paese”, conclude don Daniele commentando le parole del Papa. “Ricordiamoci dell'importanza di chi ha permesso e continua a permettere questa grande varietà di proposte, a tutti quei volontari che ogni giorno regalano il loro tempo per stare vicini ai giovani ed aiutarli a crescere in un ambiente sano che va sempre coltivato, va mantenuto attivo e vitale. La storia è fondamentale, come le radici per una pianta, che però ha bisogno di essere continuamente nutrita per poter crescere e portare frutto”.

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