Spazio e religione

Tra i temi affrontati alla 14° Biennale di Venezia, l'architettura del sacro. Presenti alla Mostra anche alcuni architetti altoatesini

Può non apparire chiara, a prima vista, la ragione per cui la 14° Mostra Internazionale di Architettura abbia non solo inserito la religione fra i suoi sperimentalismi, ma ne abbia fatto il l’elemento più innovativo e dirompente; se però si riflette sull’importante apporto che la costruzione di edifici sacri ha dato al progredire di nuove forme architettoniche, si capisce che il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta ha inteso nobilitare la rassegna – aperta al pubblico dal 7 giugno ai Giardini della Biennale e all’Arsenale, fino al 23 novembre – rivendicandone le nobili e quasi sacre origini.

Nella Mostra, dal titolo “Fundamentals”, si riflette sulla ricerca applicata alla religione e alla revisione della liturgia come delineata dal Concilio Vaticano II. Gli sforzi per disporre lo spazio in funzione di un nuovo spirito liturgico si sono uniti a nuovi linguaggi architettonici e alla necessità di dare un ordine sociale e strutturale alle nuove periferie urbane in rapida espansione. Si assiste alla ricerca di un equilibrio tra architettura liturgica e arte contemporanea. Il Concilio Vaticano II ha pure evidenziato la necessità di intervenire in spazi antichi apportando i necessari adeguamenti liturgici come delineano le fotografie esposte, sino al 31 agosto, nel Chiostro di Sant’Apollonia, Castello 4312 – Venezia. Qui in collegamento con la Biennale le fotografie di Giorgio Barrera e Niccolò Rastrelli mostrano una ricognizione delle architetture ecclesiali italiane postconciliari riprese al loro interno alla presenza dei fedeli. Uno sguardo inedito che propone una riflessione sul complesso rapporto tra Chiesa cattolica, architettura contemporanea e comunità dei fedeli.

“Con il direttore Rem Koolhaas abbiamo dato vita a una grande Biennale di ricerca sull’Architettura. È una Mostra – spiega Baratta – che mette in discussione ciò che ha fatto l’architettura finora, che ha fatto rimeditare i Paesi sulla loro storia e che coinvolge un numero impressionante di giovani”. Sessantacinque sono le Nazioni partecipanti, undici new entry. Sono tre le sezioni fondamentali di questa edizione: “Absorbing Modernity 1914-2014”, “Elements of Architecture”, “Monditalia”.

In “Absorbing Modernity” i 65 paesi indagano i momenti decisivi di un percorso secolare di modernizzazione, mostrando il processo di annullamento delle caratteristiche nazionali a favore dell’adozione quasi universale di un singolo linguaggio moderno e di un singolo repertorio di tipologie. “Elements of Architecture” (padiglione centrale dei Giardini), si concentra sugli elementi fondamentali dei nostri edifici, utilizzati da ogni architetto, in ogni tempo e luogo, dalle fondamenta al tetto. È un ritorno all’alfabeto dell’architettura. Il terzo tema assegnato all’Arsenale, “Monditalia”, ha il suo punto focale sull’Italia, in una globalità di linguaggi che va da esposizioni a rappresentazioni teatrali relative all’architettura, alla politica, all’economia, la religione, la tecnologia, l’industria. Più che di architettura, qui, si parla di sociologia, di politica, di ambiente, in una sequenza impietosa e accusatoria degli ultimi cent’anni del nostro Paese: scandali, inefficienze , opere pubbliche dalle spese gonfiate, periferie dalle labili cementificazioni, veri nidi di asfitica comunione sociale. In questa poco encomiabile visione si innesta il cinema con spezzoni di settanta film che offrono la testimonianza visiva della complessa evoluzione di strutture urbane e spazi naturali, scenografie sociali e industriali, prospettive economiche e politiche dell’Italia nel periodo suindicato.

Da segnalare che l’Università di Trento, Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale, è coinvolta nel progetto speciale della Biennale Architettura di Venezia per agevolare gli studenti alla formazione e a convegni veneziani inerenti alla loro facoltà. Si segnala inoltre che sono presenti alla Mostra noti architetti dell’Alto Adige: Lelli, Bandini, Luccaroni, Magazè di Ora con il progetto di ristrutturazione della locale scuola elementare; gli architetti della società GSMM di Appiano (Bolzano) con il progetto delle cantine vinicole a Cornaiano; gli architetti di “Monovolume” della città di Malles (Bz) per il progetto della Centrale idroelettrica sul rio Puni.

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