In terra di guerra, crescono patate

Anche a Bolzano 300 giovani altoatesini (e trentini) impegnati con la Caritas per la tre giorni di volontariato

Bolzano – Si è chiusa in bellezza la nuova edizione altoatesina (e anche trentina) delle “72 ore senza compromessi”. I giovani, alla fine, si sono ritrovati in piazza Walther, sabato pomeriggio, dove un flash mob ha proiettato una chiazza azzurra (come le magliette della “72h”) nel pomeriggio sonnolento del capoluogo. Poi tutti alla casa Kolping per rivedersi nelle immagini e tirare le fila di un discorso iniziato tre giorni prima. I numeri: quasi trecento ragazzi (tra cui qualche decina dalle valli del Trentino), oltre trenta progetti. Tra questi qualcuno particolarmente innovativo, come quello che ha avuto per teatro il forte di Fortezza e per richiamo la Grande Guerra. Ad un gruppo di una classe del liceo scientifico di Merano è stata assegnata la realizzazione di un campo di patate molto particolare. La performance “Terra” è stata pensata e sviluppata dall’artista Hannes Egger. “Il progetto vuole essere uno spunto di riflessione sulla crudeltà della guerra, focalizzando l’attenzione sul triste destino d’innumerevoli soldati tirolesi, tra cui molti trentini, arruolati nell’esercito asburgico e caduti in Galizia tra il 1914 e il 1917. La Galizia, territorio oggi diviso tra la Polonia e l’Ucraina, apparteneva allora all’Impero austro-ungarico ed è tristemente ricordata come uno dei più estesi campi di battaglia della Prima guerra mondiale, dove centinaia di migliaia di soldati persero la vita”.

Ai primi del mese scorso, Egger si è recato nei luoghi di quegli scontri, a Leopoli e a Przemyśl, ha raccolto un bel mucchio di terra, l’ha caricata poi sul camion che l’ha portata in Alto Adige. Proprio al forte di Fortezza, altra struttura che parla delle guerre del passato, i ragazzi delle 72 ore sono stati chiamati ad allestire il campo che sarà coltivato per quattro anni con patate provenienti da ogni parte d’Europa.

Il significato dell’installazione: “la terra da un lato è un triste ‘souvenir’ di guerra. Su di essa innumerevoli combattenti persero la vita, dall’altro si fa essa stessa generatrice di vita, di qualcosa di nuovo, di positivo e di utile”. “La patata allude alla dieta a cui la popolazione fu costretta in quegli anni, ma soprattutto all’importante ruolo che questo vegetale ebbe nel garantire la sopravvivenza di tante famiglie europee”.

Il progetto di volontariato “senza se e senza ma” ha molti pregi. Fa collaborare diverse realtà nell’organizzazione e nell’attuazione: la SKJ (gioventù cattolica), la youngCaritas, lo Jugendring, la Pastorale Giovanile. Mette insieme l’Alto Adige e il Trentino, con il coinvolgimento in particolare delle Caritas diocesane di Bolzano-Bressanone e di Trento. Coinvolge un gran numero di soggetti, dalla Provincia ai comuni, dagli sponsor più o meno grandi, alle ditte private e ai piccoli negozi: in moltissimi, anche semplici cittadini, hanno messo a disposizione le cose necessarie ai ragazzi per il loro lavoro. Soprattutto, è stato detto in chiusura dell’iniziativa, dice che “anche la crisi economica che stiamo vivendo, non si supera chiudendosi nel proprio privato, ma aprendosi agli altri” e che “il senso delle cose non sta nell’avere di più, ma nel dare di più: nel prendere la propria vita e condividerla con gli altri”.

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