Co-housing, come accompagnare i giovani alla vita adulta

Una chance di lasciare la casa dei genitori, per giovani precari che non riescono a trovare la forza necessaria a fare i primi passi nella vita da adulti. Ad aprile si concluderà la prima sperimentazione trentina di co-housing, curata dall’Agenzia per la famiglia, che dalla primavera del 2013 ha coinvolto 12 ragazzi e ragazze di Trento tra i 18 e i 29 anni. Visto il successo della prima iniziativa, nel 2015 si farà il bis a Rovereto.

Il progetto era partito dalla costatazione che i giovani italiani tendono a rimanere sempre più a lungo in famiglia: in provincia di Trento nel 2006 si era rilevato che il 53% dei trentini tra i 24 e i 29 anni risiedeva ancora con i genitori. Una percentuale che è aumentata dal 2008, anno in cui si sono cominciati a sentire i primi effetti della crisi. Le motivazioni che bloccano i ragazzi a casa, infatti, secondo le rilevazioni statistiche, sono principalmente di natura economica.

Per contrastare questo fenomeno la Provincia ha voluto attivare il progetto “Io cambio status”, per accompagnare i ventenni nella transizione verso l’età adulta, mettendo a disposizione una casa e un tutor che li formasse alla vita autonoma. A Trento nel 2013 erano stati messi a disposizione 25 posti letto in tre strutture della città. Al bando hanno partecipato 17 giovani che rispondevano ad alcuni requisiti, tra i quali l’obbligo di non frequentare corsi di studio o formazione e di essersi impegnati nella ricerca del lavoro; gli aspiranti co-houser, insomma, devono dimostrare di essersi rimboccati le maniche.

Alla fine i destinatari del progetto sono stati 12, che in questi primi 19 mesi hanno guadagnato poco alla volta pezzi di autonomia, partendo dalle piccole cose – gestire la spesa quotidiana, il bucato e le bollette – arrivando a procacciarsi colloqui di lavoro. Ogni mese per l’alloggio hanno dovuto versare 125 euro, mentre altrettanti sono stati pagati dalla Provincia. “I tutor della Scuola di preparazione sociale li hanno seguiti quotidianamente, insegnando loro ad avere fiducia in sé stessi e a prendere in mano la loro vita”, spiega Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia della famiglia.

Due di loro hanno già lasciato l’appartamento, perché sono riusciti a trovare lavoro, mentre gli altri si stanno attrezzando serenamente in vista della scadenza di aprile. “Con il co-housing si viene continuamente sottoposti a stimoli”, continua Malfer. “Sono già persone in gamba, ma hanno bisogno di quella spintarella per migliorare la loro esistenza”.

A fine ottobre a Rovereto si è tenuto un incontro per presentare il co-housing alla città della Quercia, mentre il 29 novembre la Giunta provinciale ha approvato la delibera che dà ufficialmente il via libera all’iniziativa. In Vallagarina saranno messi a disposizione 8 posti, con l’emissione del bando nei primi mesi del 2015. Rispetto a Trento la formula sarà diversa: per ogni partecipante 100 euro di spese mensili saranno coperte dalla Provincia, 100 dalla famiglia e altri 100 dal Comune, che quindi viene coinvolto attivamente nell’iniziativa.

Inoltre, i ragazzi saranno portati a svolgere diverse iniziative in favore della comunità, dai doposcuola al volontariato nelle cooperative, in una sorta di welfare generativo che responsabilizzi tutti gli attori sociali. “Il costo in capo all’ente pubblico per un servizio di questa portata è basso”, sottolinea Malfer che conclude. “Il passo successivo sarà incrociare il co-housing con i Piani giovani di zona, in modo che siano essi stessi a finanziarlo”.

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