Santa resistenza

Il beato antinazista fu testimone del dialogo e della nonviolenza. Il vescovo Tisi: “La sua provocazione rivoluzionaria: ci dimostra che è possibile scegliere”

Una solitudine fruttuosa che favorisce la scelta a favore della verità e l'ascolto della coscienza che dura fino all'ultimo istante di vita. Sono i cardini, inamovibili, che orientano la "santa resistenza" di Josef Mayr-Nusser, il beato antinazista della diocesi di Trento ricordato in occasione della presentazione della seconda edizione, ampliata e aggiornata dopo la beatificazione dello scorso 18 marzo, de "L'uomo che disse no a Hitler. Josef Mayr-Nusser, un eroe solitario" (Il Margine, 2017) di Francesco Comina, svoltasi mercoledì 28 giugno nella biblioteca del Vigilianum di Trento.

"Un uomo semplice e coerente che, strappando il mantello dell'indifferenza che copriva poteri basati su un'ideologia aberrante, rappresenta un modello di impegno civile, politico, religioso di stringente attualità", ha detto il presidente della casa editrice Andrea Schir nel saluto iniziale dando poi la parola al vescovo Tisi.

"Mayr-Nusser (citato nella Lettera alla comunità appena pubblicata, ndr) è l'esempio di un uomo che ha avuto il coraggio di essere il signore della propria esistenza e la sua è una provocazione salutare: dimostra che è possibile scegliere e questo è un messaggio rivoluzionario in un tempo come il nostro in cui il non decidere di sé permette ad altri di decidere per noi e del percorso della storia".

Una rassegnazione di fondo sembra essere penetrata nelle persone e, ha proseguito monsignor Tisi, "c'è una solitudine negativa, generata dalla frequentazione dei social network, in cui ci si consegna a parole che corrompono l'anima, ma ci sono anche uomini che hanno il coraggio di stare con se stessi in una solitudine beata che poi permette di stare con gli altri".

La nostra è un'epoca tecnologicamente innovativa, ma umanamente siamo tornati all'ora triste dell'uomo barbaro, dei muri, delle barriere, del razzismo come era all'epoca del beato ed egli, che fu modello di non-violenza, ci invita "a recuperare anche la parola pace, mostrando la bellezza di una vita dove il coraggio di essere vulnerabile di fronte all'altro e porgere l'altra guancia diventa ebbrezza".

"La sua fu una decisione maturata nel tempo, ispirata alla lezione di Tommaso Moro, e trasformando una protesta sottotraccia in netta presa di posizione ci ricorda che siamo responsabili delle nostre scelte – ha commentato Vincenzo Passerini, presidente CNCA, ricordando Ettore Masina, autore della prefazione al libro appena scomparso, ed esprimendo riconoscenza per il cammino intrapreso dalle Diocesi di Trento e Bolzano non solo nel riconoscere le virtù eroiche che hanno portato Mayr-Nusser alla beatificazione, ma soprattutto nel farlo conoscere dopo un lungo periodo di silenzio in cui, pur avendo osato dire quello che altri avevano taciuto, era rimasto figura marginale.

"La testimonianza è nostro compito e nostra arma", scriveva un giovane ma già maturo cristiano e Comina ha invitato ad approfondire lo studio dei suoi scritti, in gran parte sconosciuti. In essi emerge la saldatura tra l'etica della testimonianza volta a salvare Dio e la fede dalla menzogna idolatrica dell'ideologia totalitaria e la vocazione pedagogica, espressa in qualità di presidente della gioventù maschile di Azione Cattolica della diocesi di Trento, e la capacità del beato di coniugare la riflessione teorica con l'impegno concreto e libero da condizionamenti a favore dei poveri quale membro della Conferenza di S. Vincenzo.

"Viviamo una stagione in cui, fuori e dentro la Chiesa, non vedo attitudine al dialogo ma allo schierarsi, al dare etichette, ad avere pensieri ultimi invece che penultimi – ha detto in conclusione monsignor Tisi -: una figura come quella di Mayr-Nusser mostra invece quanto sia importante coltivare inizi di pensiero che mantengono aperto il dialogo, imparando a ricominciare sempre".

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