Sindacati in piazza anche a Trento contro la finanziaria del governo

Hanno aderito anche Cgil e Uil del Trentino alla mobilitazione contro la manovra finanziaria del Governo Meloni, indetta a livello nazionale e che si sta svolgendo in tutte le regioni tra il 12 e il 16 dicembre. Le categorie della Cgil e alcune categorie Uil hanno infatti scioperato oggi, mercoledì 14 dicembre, scendendo in piazza davanti al Palazzo del Governo a sostegno della protesta.

Secondo i sindacati, la manovra “non dà risposte alle lavoratrici e ai lavoratori sul caro vita, che lascia indietro i più fragili e sostiene i più ricchi e rischia di favorire gli evasori“. Cgil e Uil definiscono “sbagliata” la nuova finanziaria, che “taglia le risorse a sanità e scuola, che pagano pesantemente il prezzo dell’inflazione e proprio mentre l’inflazione sta mangiando il potere d’acquisto di retribuzioni e pensioni, premia gli evasori e, con la flat tax fino a 85.000 euro per il lavoro autonomo, rende ancora più ingiusto il sistema fiscale, sempre più scaricato sul lavoro dipendente, che a parità di reddito paga il triplo; infine trasforma le tasse sugli extraprofitti frutto della speculazione sul caro energia in “contributo di solidarietà straordinario” e cambia platea e metodo di calcolo, riducendo gli 11 miliardi, attesi dalla tassazione di Draghi, a 2,6 miliardi”. Per i manifestanti sarebbe necessario invece “aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro; eliminare le forme di lavoro precario e di non tornare indietro sui voucher, che non garantiscono diritti e tutele; una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività; la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà”.

Cgil e Uil chiedono inoltre la rivalutazione delle pensioni; nuove risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia; di cancellare la Legge Fornero e introdurre: l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.

 

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