L’intrecciatore Gianni Rigotti

L’intrecciatore, abile artigiano ed ottimo conoscitore delle piante del bosco. Prima c’era il legno, oggi è tutto fatto con la plastica. Quale sarà il futuro dell’antica professione del cestaio? Ce lo spiega Gianni Rigotti, intervistato dai ragazzi della classe 5a A delle scuole elementari “Francesco Crispi”.

Signor Gianni, chi è l’intrecciatore?

L’intrecciatore è in grado, attraverso la conoscenza del legno, di usare questo materiale per costruire ceste e gerle. L’intreccio è una delle tante tecniche che in passato aiutavano l’uomo a costruirsi gli oggetti d’uso quotidiano ricavandoli dal legno.

Questa è sempre stata la sua professione?

Sono stato aiutato dal ruolo di insegnante, che ho svolto in diverse scuole medie all’interno ma anche al di fuori del Trentino. Ero professore di educazione tecnica e una delle attività che proponevo ai ragazzi era quella di lavorare con il legno direttamente in laboratorio. Ora che sono pensionato, insegno alla persone i segreti della professione del cestaio.

Di che mestiere si tratta?

Quella del cestaio è un’attività legata alla tradizione popolare, quando cioè la plastica non era stata ancora inventata.

In generale, cosa si costruiva con il legno?

Oggetti più grandi come la benna, un recipiente che serviva per trasportare grandi quantità di prodotti dalla campagna alla propria abitazione. In inverno invece, per portare il letame in campagna, si usava la benna “brutta” o “benello”: altre ceste realizzate sempre in legno servivano per la “pastura”, fieno sminuzzato che veniva portato nella stalla. Insomma, ogni attrezzo ha la sua storia.

Oltre alle tecniche bisognava conoscere bene anche anche la natura?

Certamente, dato che proprio dagli alberi si ricava la materia prima. Anche il cestaio perciò deve saper riconoscere i differenti tipi di pianta. Dal nocciolo si possono ricavare ottimi cesti per portare a casa le patate. Dal vimine, detto “stropa”, cesti più semplici: con il legno della “stropa del molianr” o anche “merda gata”, si costruivano invece le ceste per portare il fieno in stalla. Il frassino serviva invece per fare la benna grande.

Da quanti anni pratica il mestiere dell’intrecciatore?

Da circa 20 anni, dato che, come già detto, mi servivo di questa tecnica all’interno della mia professione di insegnante. Invece che partire da una riflessione teorica, osservando e provando a svolgere il lavoro dell’intrecciatore, oltre che a riconoscere le piante, i miei allievi imparavano nella pratica i concetti di flessibilità e torsione, caratteristiche fondamentali del legno.

Questo lavoro sopravvive ancora oggi?

Sì, ed è importante che soprattutto i giovani lo imparino dagli anziani per tramandarlo nel tempo. L’avvento della plastica soprattutto nel settore agricolo rischia di far scomparire la tradizionale lavorazione del legno. Insomma, io insegno il mestiere del cestaio per salvarlo, per far capire quanto era suggestivo ed allo stesso tempo faticoso.

Si trattava di un mestiere redditizio?

Il lavoro del cestaio era molto richiesto. Tuttavia una volta le famiglie contadine pagavano i servizi altrui non solo in denaro, ma anche scambiandosi il proprio tempo. Dalla cooperazione e dall’aiuto reciproco, si ricavava una ricchezza di cui oggi purtroppo si sono persi i reali valori.

Quanto tempo ci vuole per realizzare un cesto?

La fase dell’intreccio dura cinque-sei ore, e con un po’di allenamento è una tecnica accessibile a tutti. Una volta, nei paesi di montagna, erano in tanti quelli capaci di realizzare degli ottimi cesti. Il lavoro più faticoso rimaneva però quello andare nel bosco, tagliare le piante giuste al momento giusto, pulirle e sbucciarle. Tutte le piante infatti in inverno sono ferme, a riposo: la pianta riprende a germogliare in primavera ed in estate raggiunge il massimo sviluppo. È questo il momento giusto per prelevare i nostri rami da intrecciare.

Che strumenti usa il cestaio?

Stiamo parlando di una tradizione popolare: quindi anche gli strumenti sono molto semplici. Ad esempio delle forbici da potatore, un coltellino ben affilato, punteruolo ed un particolare attrezzo a “V”, con il quale il cestaio decortica il ramoscello per usarlo poi in inverno dopo averlo bagnato.

Per costruire un cesto esistono molte tecniche?

Quelle di base sono essenzialmente tre: l’intreccio ad un vimine solo, a due o a tre. Ovviamente un cesto con più vimini è più robusto. Quello ad un solo vimine invece era usato per sostenere meno peso. In generale si tratta di un’arte semplice da imparare, anche se per farla propria ci vuole soprattutto buona volontà.

Che futuro ha la professione del cestaio?

Spero che una tecnica antica come questa non vada perduta. Oggi è portata avanti solo dai più anziani, ma sarebbe un peccato che in futuro tutto il patrimonio dei cestai venga disperso e dimenticato.

Intervista della classe 5a A delle scuole elementari “Francesco Crispi”


La scheda:

Nome: Gianni

Cognome: Rigotti

Professione: intrecciatore di montagna

Segni particolari: insegna presso il Museo degli usi e costumi l’antica professione del cestaio

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