L’elicotterista Matteo Pirazzi

Sugli elicotteri della Provincia Autonoma svolge un servizio prezioso: dal soccorso sanitario in montagna al trasporto di acqua per spegnere gli incendi. È il mestiere dell’elicotterista Matteo Pirazzi, intervistato dai ragazzi della classe I°A della scuola media dell’Istituto Salesiani di Trento.

Pirazzi, in cosa consiste il suo lavoro?

Ci occupiamo principalmente di elisoccorso: portiamo aiuto alle persone che ne hanno bisogno – in montagna, nei paesi difficilmente raggiungibili in ambulanza e sugli incidenti stradali – dando loro le prime cure e trasportandoli in ospedale. Abbiamo a bordo un medico, un infermiere e un tecnico del soccorso alpino. In secondo luogo, con elicotteri più piccoli, ci occupiamo del trasporto carichi in montagna: portiamo materiali per i rifugi, per i controlli dei ghiacciai e delle valanghe, oppure acqua per spegnere gli incendi.

Come si svolge una missione di soccorso?

Riceviamo le chiamate dalla centrale del 118. Ci dicono come prima cosa dove bisogna andare, e poi le condizioni della persona che dobbiamo recuperare. In meno di due minuti decolliamo; partiamo dall’aeroporto di Mattarello e da lì raggiungiamo il paziente in un tempo che va da tre o quattro minuti, per i posti più vicini, a un massimo di sedici-diciassette minuti per quelli più lontani, in tutta la provincia di Trento.

Riuscite a fare un buon lavoro anche con i minuti contati?

Una volta arrivati sul posto non dobbiamo avere fretta: siamo attrezzati a bordo per stabilizzare un paziente in qualsiasi condizione, così si ha tutto il tempo che si vuole per tornare in ospedale. Riusciamo a garantire il massimo della sicurezza.

Qual è la cosa più delicata di una missione?

L’atterraggio, perché l’elicottero, lungo 13 metri, deve arrivare in un posto di solito molto ristretto. Bisogna anche stare attenti al vento che creano le eliche al suolo, che può fare molti danni. È molto importante ricevere l’aiuto, da terra, dei vigili del fuoco volontari, che ci preparano il punto di atterraggio liberandolo da ostacoli e cose che potrebbero volare via e fare danni.

Quanti anni di studio servono per fare questo lavoro?

Si può diventare piloti di elicottero a 18 anni, dopo tre o quattro anni di studio. Per diventare pilota di elisoccorso, però, occorrono almeno altri quattro o cinque anni in cui si fa esperienza in altri campi. Di solito si arriva all’elisoccorso dopo i 27 anni.

Quanti litri d’acqua e quanti viaggi occorrono per spegnere un incendio?

Dipende quanto è grande: per i più piccoli, come quelli causati da un fulmine, possono bastare quattro-cinque viaggi da mille litri d’acqua ciascuno, mentre per un incendio di grandi proporzioni si lavora anche più di due giorni, facendo centinai di viaggi e portando centinaia di migliaia di litri d’acqua.

Come si sta sopra le fiamme?

Fa caldo ma soprattutto c’è fumo, che toglie visibilità e fa rischiare di andare a sbattere contro i fili delle teleferiche o della corrente. Il maltempo – nebbia, neve… – è il percolo più grande nel volo in montagna proprio perché porta via visibilità. Non riuscire a raggiungere la persona che ha bisogno è una delle cose più fastidiose di tutto l’elisoccorso.

Da quanti anni si pratica in Trentino il servizio di elisoccorso?

Dal 1959: è uno dei più vecchi d’Italia. Qui è in capo alla Provincia Autonoma di Trento, e questa è una particolarità rispetto a tutte le altre regioni italiane, dove il servizio di elisoccorso è privato e assegnato con un appalto alle varie Regioni o Province.

Avete mai salvato delle persone in un’alluvione?

È capitato: con l’elicottero abbiamo prelevato le persone dai tetti delle case inondate. Se la chiamata riguarda laghi o fiumi, portiamo a bordo con noi due esperti del SAF, il soccorso alpino e fluviale dei vigili del fuoco. Sono dei sommozzatori attrezzati con bombole e respiratori per cercare sott’acqua chi rischia di annegare.

Volate anche di notte?

Sì, e sono i voli più difficili. In notturna facciamo circa una decina di interventi al mese. La normativa non ci consente di atterrare su un prato o in mezzo alla montagna come facciamo durante il giorno, possiamo operare solo dall’aeroporto all’ospedale, oppure a un’altra piazzola illuminata. Di notte, poi, bisogna essere in due piloti.

Quanto pesa un elicottero, e che velocità raggiunge?

Quello che usiamo per il soccorso pesa circa 38 quintali. Si chiama “Dauphin”, per la forma elegante simile a quella del delfino. Quello per il trasporto è più piccolo e leggero e pesa come un’automobile, circa 16 quintali. Si chiama “Ecureuil”, scoiattolo, e dà proprio l’idea di un animale agile che salta su e giù per i boschi. Possono raggiungere una velocità di crociera di 270-280 chilometri orari.

Lei quale preferisce?

Il “Delfino” per andare ad aiutare la gente che ha bisogno; lo “Scoiattolo” per una questione di soddisfazione personale, perché permette di “giocare” ad alta quota con una macchina molto maneggevole e prestante.

È difficile pilotare un elicottero?

Le prime volte sì; quando diventa il tuo lavoro e lo fai per diverse ore al giorno, non dico che sia una passeggiata, ma è facile e quasi divertente: bisogna stare però molto attenti.

Intervista della classe I°A dell’Istituto Salesiani di Trento (scuola media)


La scheda:

Nome: Matteo

Cognome: Pirazzi

Attività: Elicotterista

Segni particolari: Piemontese, in Trentino da 12 anni, nel Nucleo elicotteri della Provincia Autonoma di Trento (quelli del 118) unisce la passione per gli elicotteri, nata quando era bambino, alla passione per la montagna.

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