Custodi della montagna. Claudio Valorz spiega il mestiere dell’allevatore

Oltre a produrre il latte e la carne, l’allevatore mantiene le malghe e cura i prati di montagna. Il suo lavoro è prezioso, oltre che per ciò che mangiamo, anche per la gestione del territorio. “Di certo non può mancare la passione per gli animali, ma oggi il buon allevatore deve essere anche un po’ imprenditore”
Claudio Valorz, in che cosa consiste il suo lavoro?Non sono un vero e proprio allevatore, anche se da giovane, quando studiavo, ho passato molte estati a lavorare in malga. Poi però ho smesso l’attività “sul campo” per dedicarmi ad un’attività di servizio: dal 1985 lavoro alla Federazione Provinciale Allevatori, che è una cooperativa che organizza servizi per gli allevatori del Trentino. Sono direttore tecnico dal 1993. È un lavoro d’ufficio ma sono anche in giro per le aziende trentine a fare assistenza.Quali servizi offrite?Sono di due tipi. Quelli di tipo tecnico, quindi assistenza per favorire la crescita e la formazione degli allevatori, e questo è un mestiere abbastanza complicato: gli animali vanno gestiti e seguiti bene perché possano dare dei prodotti di buona qualità e quantità. Poi ci sono i servizi di tipo commerciale: organizziamo la vendita e l’acquisto degli animali da parte degli allevatori.

Cosa lo ha spinto a fare questo lavoro?

Sono nato in una famiglia di allevatori; mi ha spinto la passione che ho fin da bambino, poi ho seguito un percorso di studi adatto per prepararmi ad essere di aiuto agli allevatori. Sono laureato in scienze della produzione animale, che oggi si chiama Scienze e tecnologie alimentari. Quando sarà il momento di andare in pensione forse potrei pensare ad un ritorno al lavoro diretto in campagna…

Quanti sono gli allevatori in Trentino?

Quelli professionali sono circa 1200. In questo momento assistiamo ad un ritorno dei giovani, ma a cavallo degli anni ’80 e ’90 sembrava che il mestiere dell’allevatore fosse destinato a scomparire. Oggi invece tanti ragazzi hanno investito nella loro azienda, magari seguendo le orme della famiglia.

Perché questo lavoro è importante per il Trentino?

Ci sono due aspetti da sottolineare. Uno è la produzione di quello che mangiamo, e quelle trentine sono tutte produzioni naturali. L’altro aspetto è legato alla gestione del territorio: attraverso il loro lavoro gli allevatori coltivano e sfalciano tutti i prati di media e alta montagna, e mantengono attive le malghe. Oggi si dice che l’allevatore è un po’ il custode della montagna: lo è sempre stato e a maggior ragione lo è oggi.

Quali sono questi prodotti alimentari?

Sono due: il latte e la carne. La montagna è più adatta per la produzione del latte, infatti si coltiva il fieno che poi gli animali mangiano e trasformano nel latte. Però anche la carne ha una sua nicchia di mercato; in Provincia di Trento abbiamo un progetto per la qualificazione della carne, e un progetto molto più grande per la valorizzazione del latte. Il latte viene conferito ai caseifici – ce ne sono 17 in Provincia di Trento – che producono una vasta gamma di formaggi, da quelli teneri (la tosella, il casolet, il dolomiti…) a quelli a media stagionatura (che sono il puzzone, il vezzena, la spressa…) fino a quello che oggi viene definito il re dei formaggi trentini, il Trentingrana, che è quello prodotto in maggiore quantità dai nostri allevatori.

Ci vuole molta passione per fare l’allevatore?

Sicuramente se non hai passione per gli animali non è un mestiere che fa per te, anche perché è piuttosto impegnativo: ha degli orari particolari (bisogna alzarsi presto la mattina e spesso fermarsi in stalla fino a tardi la sera) e bisogna lavorare sempre anche il sabato e la domenica. Oggi soprattutto i giovani si stanno organizzando in aziende di due o tre nuclei familiari, in modo che possano “scambiarsi” almeno qualche giornata. Comunque alla base resta sempre la passione per gli animali.

Quanti animali ci sono in media in un’azienda?

In provincia di Trento la situazione è molto variegata: ci sono ancora stalle molto piccole, dove si allevano anche solo uno o due capi (un’attività di tipo part-time), ma ci sono anche un centinaio di aziende, più organizzate, che hanno anche 100-120 animali. Mediamente nelle stalle in provincia di Trento sono presenti 30 animali. Nelle malghe, che sono le stalle che si usano d’estate per il pascolo, questo numero cresce, perché nella stessa malga ci sono gli animali di stalle diverse: vanno da 70-80 animali fino alle più grandi che arrivano a 150.

Quali animali si allevano in Trentino?

L’allevamento più importante è quello del bovino da latte. Ma oltre alle mucche, che noi chiamiamo vacche, abbiamo anche greggi di pecore e capre, poi cavalli, qualche allevamento di conigli, pochi struzzi.

Quali sono le caratteristiche del buon allevatore?

L’allevatore oggi deve essere anche un po’ imprenditore, è fondamentale una buona preparazione anche in questo campo. Gli allevatori trentini sono come minimo diplomati all’Istituto Agrario di San Michele, molti sono anche laureati in materie specifiche che riguardano l’allevamento del bestiame e la valorizzazione dei prodotti dell’allevamento.

Quale consiglio dà a noi bambini?

Di venire a trovarci sabato 20 e domenica 21, dalle 9 alle 18, alla nostra “Festa di primavera”: le “porte aperte” della Federazione, nella nostra sede a Trento nord, che organizziamo per far incontrare il mondo della campagna e quello della città, gli allevatori e i consumatori. Ci saranno tanti animali e iniziative anche per i bambini.

Intervista a cura della classe 1a A della scuola media Bonporti di Trento


La scheda:

Nome: Claudio

Cognome: Valorz

Professione: Direttore della Federazione Provinciale Allevatori

Segni particolari: Con la Federazione offre agli allevatori del Trentino servizi di assistenza tecnica, girando e incontrando le varie aziende del territorio, e di tipo commerciale, organizzando la vendita e l’acquisto degli animali

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