Un’economia modesta fondata sulle acque

Sul rio Molini e sulla roggia la forza dell’acqua diede vita a cinque mulini, due fucine, due filande, una segheria e una falegnameria

Le acque del Rio Molini, con immissari il Rio Persalina e la Roggia Bogion, favorirono il fiorire di modeste attività complementari all’agricoltura di Cadine. Lì, la forza dell’acqua diede vita a cinque mulini, due fucine, due filande, una segheria e una falegnameria. Queste rappresentavano le risorse irrinunciabili volendo portare in paese servizi nuovi e un certo grado di benessere collettivo sebbene circoscritto alle famiglie che quel corso d’acqua gestivano con scrupolosità nel rispetto del creato.

I mulini sorressero l’economia di Cadine e, in diversa misura, quella dei dintorni. Rinomata la fucina del fabbro Filippi che ferrava buoi e forgiava utensili rurali. Pure l’officina del carraio Ernesto Degasperi soprannominato “el Nesto ferar” godette di prestigio dentro e fuori l’abitato.

La vita della gente era tesa alla ricerca di risorse anche minime che fruttassero un gruzzoletto di denaro. Alle acque della roggia si guardava con interesse per un minimo di sostentamento familiare.

Il Rio Molini rientra nel bacino idrografico del Vela che si estende interamente nel Comune di Trento su una superficie di 25 chilometri quadrati e una quota minima alla foce di 195 metri nel punto in cui il torrente si immette nell’Adige. Il Vela nasce dalla confluenza di più rii. In località Lavè a quota 1110 metri scompare fra i ghiaioni per riaffiorare poco più a valle con il nome di Rio Spineda. A Sopramonte si congiunge al Rio Persalina che sgorga dal “Dos l’Aiòl”, mutando nome in Rio Molini nei poderi di Sopramonte. Proseguendo il suo cammino, l’acqua a sud di Cadine, dopo aver ricevuto come affluente di destra il Rio delle Gole, si gonfia diventando torrente che solca la gola del “Bus de Vela” nel suo ultimo tratto. La velocità della corrente è stagionale, abbastanza elevata soprattutto quando vi si immettono le acque di rivoli solitamente in magra. Anche per questo il corso della roggia fu spostato nella sede attuale dopo imponenti piene e di conseguenza i mulini a ruota dovettero essere trasferiti lungo il nuovo corso, dove era frequente vedere donne “a far bugada” (bucato) senza detersivi, solo con “saonete o zendro” (sapone o cenere).

Una percezione unitaria della roggia, del torrente Vela e del suo ambiente manca ancora. Lo va ripetendo il Gruppo “La Regola” di Cadine: “Quasi mai vediamo l’acqua che scorre e attraversa la nostra conca. Solo grazie a quest’acqua esiste tutto questo. Purtroppo, forse proprio per la nostra scarsa conoscenza, il Vela è sempre più oggetto di violenza tramite interventi quantomeno discutibili”, denunciano i soci. L’allusione è al “Lago dei Sogni” presso Mezavia, sorto dal nulla lo scorso decennio, e alle briglie che sfregiano il paesaggio naturale.

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