Tra “sassi viventi” e tartarughe

Il ricercatore Gionata Stancher ci guida alla scoperta di “Sperimentarea”, l'area didattica nel bosco della città gestita dalla Fondazione Museo civico]

[Dalla prossima primavera con il versamento di una cifra simbolica di 15-20 euro all'anno si potrà adottare una tartaruga

Sono fioriti in questo mese i lithops – conosciuti comunemente come “sassi viventi” – coltivati nella serra di “Sperimentarea”, l'area didattica nel bosco della città gestita dalla Fondazione Museo civico di Rovereto. La serra – che contiene 2.500 esemplari delle settanta specie attualmente conosciute – sfoggiava in questi giorni un tripudio di colori giallo e bianco.

Il ricercatore Gionata Stancher, curatore presso la Fondazione, ci racconta le caratteristiche di questi curiosi vegetali, mentre sta terminando le ultime impollinazioni. Si tratta “di una delle più grandi collezioni complete in Italia e la più grande aperta al pubblico”. Il tutto è partito da una passione personale; il biologo ha infatti messo a disposizione la sua collezione privata che ha avuto modo di ampliare grazie al museo.

Tali piante sono originarie dell'Africa del sud, hanno un fusto interrato che sorregge due grosse foglie carnose, di vari colori e venature e che si adattano perfettamente al terreno sassoso dove crescono. Stancher le riproduce in serra. Cercare sassi dello stesso colore è un lavoro troppo impegnativo, per cui le piante cresciute in cattività si riescono a distinguere abbastanza bene dai sassi, ma il biologo assicura che “in natura sono irriconoscibili a qualsiasi predatore, visibili solo una decina di giorni all'anno, quando fioriscono”.

Queste piante resistono ad un'ampia gamma di temperatura – contrariamente a quanto si possa pensare – dai meno sette gradi d'inverno ai 50-52 gradi estivi, per cui si potrebbero tenere tutto l'anno su un davanzale. I “sassi viventi” permettono al ricercatore del museo di spiegare agli studenti i processi di adattamento in natura; giovani che hanno la possibilità di venire in contatto con le tartarughe e dalla scorsa estate con pavoni e galline. In primavera per i simpatici rettili – che ora si stanno preparando al letargo – ci sarà una novità, la possibilità di essere adottati.

Stancher ci mostra i settori di terreno riservati alle 80 tartarughe di terra; ci sono inoltre due piccole vasche con tartarughe d'acqua dolce. Gli ottanta esemplari terrestri sono stati consegnati al museo in quanto detenuti illegalmente nei giardini delle case, magari poi fuggiti o abbandonati dal proprietario. Si sono riprodotti in cattività e quest'anno sono nati nove piccoli. “Dalla prossima primavera abbiamo deciso di attivare un'adozione a distanza”, prosegue il biologo. “Con il versamento di una cifra simbolica di 15-20 euro all'anno i bambini potranno adottare una tartaruga”.

A “Sperimentarea” si accede con il biglietto del museo, ma chi adotterà una tartaruga potrà andare a trovare il suo animale gratuitamente ogni volta che vorrà. Le tartarughe nelle vasche sono invece quelle che si acquistano in negozio, provengono dall'America e sono state consegnate da persone che non le volevano o non le potevano più tenere in casa. “Una cosa che bisognerebbe evitare di fare”, spiega Stancher, anche perché il museo non ha molto spazio e non può ricevere troppi di questi rettili acquatici, che non sono protetti.

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