Tarquinio: “C’è bisogno di una rigenerazione”

La forza della “grande enciclica sociale” ripresa dal direttore di Avvenire: “Non possiamo spremere il pianeta”. La spinta di Francesco all'agenda planetaria

“Non credo che questo tempo segnato da tante tragedie sia peraltro più difficile di quello in cui vissero fra le due guerre i nostri genitori. Penso che anche noi dobbiamo essere all'altezza di quella forza, di quella speranza, di quella capacità di ricominciare. Dobbiamo attingere al patrimonio comune, per poterci rigenerare. Per far vincere la convivialità e la pace, altrimenti regneranno i profeti dell'odio e del sospetto e la logica dei tagliagole. Dobbiamo far prevalere la saggezza, la capacità di relazione”.

E' partito dall'attualità di questo luglio sofferto Marco Tarquinio, 58 anni, dal 2009 alla guida di Avvenire, per aprire giovedì 28 luglio a Pozza di Fassa la serata con gli amici del quotidiano cattolico e di Vita Trentina, introdotta dal nostro direttore Diego Andreatta, “occasione d'ascolto reciproco”. “Sono le persone che fanno i ponti, le relazioni”, concordava Tarquinio, citando il legame fra il moenese Guglielmo Chiocchetti e la sua città di Assisi, dove ha lasciato un forte ricordo anche il vescovo Giuseppe Placido Niccolini, “che per noi era il vescovo-nonno – ha aggiunto Tarquinio – che ha tenuto sulle ginocchia me e altre generazioni di assisiani”.

Il compito evangelico di “coltivare e custodire il Creato” è stato riferito al tema dell'enciclia Laudato Sì ad un anno dalla sua pubblicazione: “Ne ho parlato anche ieri in un incontro con i nostri forestali, la conferma che questo documento ha lasciato un segno indelebile non solo nella comunità cristiana ma anche nelle altre fedi”, ha osservato don Andrea Malfatti, parroco di Pozza, Pera e Vigo di Fassa, nel suo saluto anche a nome del decano don Mario Bravin.

Un'enciclica in parte “incompresa”, come diceva il titolo dell'incontro inserito nel ciclo “Ispirazioni d'estate” della Commissione Cultura del decanato, e come ha rilevato lo stesso direttore di Avvenire: “Alcuni l'hanno ridotta a un documento ambientalista, ma è soprattutto una grande enciclica sociale”, ha detto Tarquinio collegandolo alla Rerum Novarum e alla Populorum Progressio e sottolineando il tema-chiave dell'ecologia integrale: “C'è una circolarità felice in tutti i rapporti del creato, fra gli uomini, con gli altri esseri viventi, con il patrimonio naturale e anche con il patrimonio storico, in una custodia dinamica”.

L'altro grande pensiero della Laudato Sì’ è non cadere nella tecnoscienza e nella tecnocrazia che conducono ad un futuro disumano: “Non si può spremere il pianeta; se perdiamo il senso del limite, non abbiamo più la capacità di conservare la terra che ci precede e che ci è stata data in eredità, per le future generazioni”. L'inquinamento delle falde acquifere nell'avvelenata “terra dei fuochi” arriverà al culmine nel 2063, ha riferito Tarquinio citando un'inchiesta di Avvenire, arrivando alle esigenze di una giustizia sociale e di un'economia civile, che sappia rimettere ogni elemento nel ciclo virtuoso della restituzione, “affinchè nulla diventi minaccia per i nostri figli”.

In tante parrocchie si fanno corsi sulla raccolta differenziata, un segno post enciclica. “Si tratta di reimparare quello che i nostri nonni facevano benissimo”, osservava Tarquinio, che dal suo passato di educatore scout ha tratto l'importanza delle buone pratiche quotidiane: dai principi astratti agli stili di vita, è la sfida..

Tarquinio plaude all'accordo di Parigi (“un passo avanti, ma ancora poco”) sul riscaldamento globale. “Francesco ha dato una spinta all'agenda planetaria; una parte del mondo ha consumato troppo; ormai tutti l'hanno capito, ma il debito deve essere saldato”.

L'incontro, sviluppatosi grazie ad alcuni interventi del pubblico, sul piano ecumenico, educativo e politico, si è concluso con un riferimento ai martiri della giustizia, come padre Jacques: “Credo sia giusto considerarlo già santo come tanti testimoni del Vangelo e della giustizia”. E infine ancora un fresco Papa Francesco (“Non esistono guerre di religione”) perchè “la grande sfida è quella della fraternità, della grande alleanza fra le fedi per la dignità di ogni uomo”.

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