Dove la Chiesa è giovane

Evangelizzazione della persona nella sua integralità e della cultura, formazione politica del laicato, formazione del clero, promozione del dialogo con l'islam. Sono le principali sfide a cui è chiamata l'Africa oggi, indicate da padre Gabriele Ferrari nel secondo incontro del ciclo di conferenze "Per una Chiesa in uscita. Le nuove sfide della missione nella lettura di tre trentini" promosso dai missionari Comboniani di Trento e dall'associazione Tam Tam per Korogocho al fine di approfondire le prospettive della missione nel mese ad essa dedicato, svoltosi mercoledì 19 ottobre nell'aula magna dell'Istituto Salesiano di Trento.

Dopo il primo incontro con l’arcivescovo Lauro Tisi, nel secondo appuntamento il missionario saveriano Gabriele Ferrari ha parlato della “sua” Africa, non nascondendo le difficoltà del continente. “Dopo aver ascoltato storie di persone che sentono di non avere futuro – ha esordito padre Ferrari -, sono tornato dal Burundi con un sentimento di impotenza, ma con la consapevolezza che la missione è ancora viva, attuale e noi siamo ancore di speranza per quei popoli. Occorre molto tempo, ma ho visto cambiare tante cose e non dobbiamo scoraggiarci”.

Molteplici sono le ragioni per cui l’Africa non riesce a vivere in pace – corruzione, malfunzionamento, sottosviluppo, saccheggiata di risorse preziose come petrolio, coltan, terra -, e Giovanni Paolo II l’aveva in effetti definita “appendice senza importanza, dimenticata e trascurata da tutti”. Per quanto riguarda la missione, “la Chiesa africana è viva e prospera, nelle parrocchie vi sono folle di fedeli che partecipano alla messa, ma – ha detto padre Ferrari, invitando a essere realisti – nell’Africa sub-sahariana, la chiesa ha solo 100 anni, è nell’età dell’adolescenza e molti battezzati abbandonano la pratica cristiana perciò è urgente un’opera di evangelizzazione delle persone in profondità, promuovendo giustizia, pace e formazione delle coscienze”.

Le statistiche sono incoraggianti, però non bisogna fermarsi ai numeri: "È un continente aperto alla fede: da un milione a inizio 900 siamo arrivati a 215 milioni di cattolici nel 2014, cresciuti negli ultimi 10 anni del 41%, e le oltre 650 diocesi sono affidate a vescovi africani, con un aumento di sacerdoti del 32%, ma è evidente che, se il numero di fedeli aumenta in modo vertiginoso, non vi può essere cura pastorale adeguata e, rispetto ai bisogni di comunità enormi, il servizio pastorale appare insufficiente anche per quanto riguarda l'accompagnamento nel percorso vocazionale".

In questo contesto, problematico ma ricco di germogli di speranza, compito dei missionari è aiutare i religiosi a trovare una propria fisionomia in modo che la chiesa africana maturi un suo stile e responsabilizzare i laici a impegnarsi nell'azione politica per il bene comune.

Il missionario ha infine ricordato il viaggio compiuto l'anno scorso da Papa Francesco in Kenya, Uganda e Repubblica centro africana: "Aprendo lì, in anticipo, la Porta Santa con la quale ha inaugurato l'Anno giubilare della misericordia ha portato l'Africa all'attenzione del mondo puntando l'accento sulle piaghe che la assediano – corruzione, mancata democrazia, sete di potere dei capi -, ma incoraggiando a continuare la missione e raccomandando al clero di mirare alla formazione, di vivere nella memoria dei martiri e nella fedeltà alla preghiera e di farsi servitore del proprio popolo, ribadendo che lo scontro con l'islam non è un conflitto religioso ma di natura sociale e politica e che ogni fondamentalismo si argina con il dialogo interreligioso".

Il ciclo di incontri si è concluso con l’intervento del comboniano Alex Zanotelli sul tema “Missione migrante” tenutosi il 25 ottobre all’Istituto Salesiano di Trento.

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