All’essenza della montagna

Veduta della valle del Chiese
Incontri, visite guidate, serate alpinistiche, spettacoli e dibattiti. Il 124° Congresso annuale SAT si terrà da giovedì 18 a domenica 21 ottobre.

“Amore in montagna, ovvero vivere in montagna”. Questo il filo conduttore che legherà gli eventi all’interno del denso programma del 124° Congresso annuale SAT che si terrà in valle del Chiese da giovedì 18 a domenica 21 ottobre: incontri, visite guidate, serate alpinistiche, spettacoli e dibattiti, fino alla giornata conclusiva, con gli appuntamenti di rito e gli ospiti della fase congressuale vera e propria ospitata al centro polifunzionale di Condino.

In cabina di regia, quattro sezioni di una zona del Trentino lontana dal turismo di massa: Bondo-Breguzzo, Daone, Pieve di Bono e Storo. “Abbiamo chiesto a SAT centrale di organizzare e portare il congresso annuale in valle del Chiese, perché vogliamo far conoscere la zona ai soci e ai simpatizzanti del sodalizio che vivono in altre zone del Trentino”, spiegano i quattro presidenti, Corrado Mazzocchi, Yuri Corradi, Luigina Elena Armani e Ruggero Iacomella. “Ci piace valorizzare le peculiarità del territorio in modo che anche i residenti coltivino quell’amore e quel rispetto che fa di un luogo all’interno del quale si vive e si lavora un luogo speciale”.

La valle del Chiese, continuano, non è solo periferia ma anche luogo ricco e attivo, vivo. “In valle del Chiese per sviscerare il tema del convegno che si sposa molto bene con un territorio amabile, ma niente affatto facile per chi ci vive e infine – concludono i quattro presidenti – la valle del Chiese per fa conoscere la SAT e il suo impegno e dedizione per le sue montagne alla sua gente stessa”.

Il congresso annuale rappresenta, quindi, un’occasione molto importante per soci, residenti e visitatori che saranno invitati a ragionare e confrontarsi su tematiche inerenti la montagna e il rapporto che a vario titolo la SAT intesse con la comunità. “Le proposte di questo congresso ci conducono dentro spunti di riflessione nei confronti di un ritorno alla montagna, da vivere nella sua essenza”, spiega la presidente Anna Facchini. “Una vita non facile, dove resistenza e tenacia diventano i principi per riconoscere e apprezzare ritmi e modalità di convivenza, costruendo rapporti e legami di fiducia, e dove l’accoglienza viene realizzata e vissuta in una circolarità di dare e avere”.

Anche per questo, da qualche anno, si assiste a un timido ritorno alle “terre alte”. “Un fenomeno dai numeri ancora risibili ma presenti, realizzato da alcune ‘avanguardie’ molto motivate, che hanno preso coscienza della peculiarità e delle risorse del territorio montano da un lato, e dai vantaggi economici, ma talvolta effimeri della città, rispetto al senso di libertà e al contato con la natura che la montagna può offrire”, prosegue Facchini. “Spesso si tratta di giovani laureati e dunque preparati ad affrontare un contesto non facile con lucidità e senso di responsabilità, i quali hanno avuto il grande merito, fra gli altri, di contribuire a scardinare gli stereotipi di luoghi idilliaci e immagini patinate, leitmotiv di campagne promozionali che potremmo definire ‘ardite’ nel loro indulgere all’edonismo vacanziero, peraltro totalmente prive di contenuti”.

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