“Platone c’insegna la democrazia”

I ragazzi della classe 5a AB dell’Istituto Tecnico Economico Antonio Tambosi sperimentano la partecipazione democratica. Hanno definito una proposta di legge sull'alternanza Scuola-Lavoro ed ora raccolgono 50 mila firme

Si è spesso scritto e detto che la scuola ha il dovere di accendere una scintilla nel cuore degli allievi, non solo di riempire tanti secchi di nozioni e, in particolare, si va sottolineando sempre di più che la prima formazione di cui hanno bisogno i ragazzi d’oggi sia quell'educazione civica di cui molti osservatori – come Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera poche settimane fa – lamentano la scomparsa nella scuola italiana.

Per questi motivi l'impegno che i ragazzi della classe 5a AB dell’Istituto Tecnico Economico Antonio Tambosi di Trento hanno assunto, sia prima di tutto un gesto virtuoso di impegno civico con se stessi e con i loro coetanei, al di là di quello che sarà poi il risultato.

I diciannove studenti hanno preparato un disegno di legge di iniziativa popolare, che propone di vedere riconosciuti e calcolati sulle ore di alternanza Scuola-Lavoro, i contributi figurativi in modo che gli studenti possano trarne vantaggio in futuro. Un bel modo per sperimentare in prima persona ciò che significa democrazia diretta. “Abbiamo iniziato in terza – racconta la professoressa Giovanna Giugni, docente di diritto ed economia- leggendo ed analizzando il Critone di Platone. Un’analisi filosofica che ha sondato le origini del rispetto della legge”. Una lettura attenta e coinvolgente che è poi stata messa in scena dai ragazzi del “Tambosi” e recitata con coro ed attori al teatro Sociale ed al palazzo di Giustizia.

“I ragazzi stavano imparando che il diritto pubblico si può imparare sul campo, impegnandosi responsabilmente, facendo qualcosa tutti insieme. Certo si poteva scegliere di candidarsi, ma i ragazzi cercavano qualcosa da fare insieme. Un’occasione per provare la cittadinanza attiva. Così è uscita la questione dell’alternanza scuola-lavoro”. Vale la pena ricordare che gli iscritti alla quinta Secondaria di Secondo Grado oggi, sono gli studenti che hanno realizzato nel triennio le 400 ore di alternanza con il mondo del lavoro. Il nuovo ministro dell’istruzione Bussetti le ha ridotte per il corrente anno scolastico a 180 per le scuole professionali e 150 per gli Istituti tecnici(al posto di 400), mentre sono passate da 200 a 90 ai Licei. “La questione dell’alternanza ha coinvolto molto questi studenti. Hanno lavorato sodo e con impegno, al pari dei loro colleghi retribuiti, ma senza alcun riconoscimento. Era in corso il dibattito sulla questione delle pensioni e dalla loro precarietà rispetto al futuro. In questa cornice è uscita l’idea della proposta di legge. Cercavamo evidentemente un tema che avesse attinenza con la loro dimensione di giovani e studenti”. Così, dall’idea, la fatica e la responsabilità della democrazia.

Gli studenti hanno costituito un comitato, “Vivere il diritto”, con tanto di sito e pagine social dedicate. Hanno pianificato ed organizzato il lavoro. Hanno scritto la proposta di legge e l’hanno portata a Roma in una indimenticabile trasferta e depositata presso la Corte di Cassazione.

Cosa vi ha gratificato di più di quest’esperienza? “Tutto il percorso – rispondono – ma soprattutto l’idea che il diritto possa essere vissuto, concretizzato dentro esperienze dirette. E ci siamo messi alla prova, anche raccogliendo direttamente le firme necessarie a sostenere la nostra proposta. Fermare le persone sulla strada per parlare di questi temi non è facile”. “A proposito – aggiungono – ditelo anche ai vostri lettori che possono recarsi nei loro Comuni a firmare la nostra proposta”. “Sarebbe poi importante che qualche parlamentare trentino la potesse sostenere e accompagnare”, aggiunge la professoressa Giugni.

Un incoraggiamento è venuto anche dalla dirigente scolastica Marina Poian e da un recente incontro con l’assessore provinciale all’Istruzione Mirko Bisesti. L’obiettivo è – entro aprile – la raccolta di cinquantamila firme necessarie a portare la proposta all’attenzione del Parlamento. In queste settimane sono stati presenti con un banchetto per la raccolta firme in città per sostenere la proposta di legge. “Hanno lavorato da soli – sottolinea la professoressa Giugni – dimostrando grande responsabilità. Certo io ho guidato certi passaggi, ma poi loro partivano come tante scintille, rendendosi responsabili del loro impegno civico e democratico”.

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