Un itinerario di fede e conversione

6 marzo 2022 – I Quaresima C. Illustrazione © Fabio Vettori

6 marzo 2022 – I Quaresima C
«Con il cuore, infatti, si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza». Rm 10,10

All’inizio della quaresima ci domandiamo: vale o non vale la pena compiere questo percorso penitenziale di quaranta giorni? Come possiamo ritornare alle radici della nostra fede? Le letture di questa domenica gettano alcuni raggi di luce sulla nostra esistenza in vista di un itinerario di conversione.

Il primo raggio di luce ci viene dal Deuteronomio (prima lettura) che presenta una delle più antiche formule di fede del popolo d’Israele. Ciò che colpisce in questo «credo» d’Israele è la forza con cui viene proclamato l’intervento di Dio nella storia di un uomo (Abramo) e di un popolo (Israele). Il popolo deve imparare a riconoscere questo intervento di Dio nella storia e deve imparare a ricordarlo nei secoli. Riconoscere e ricordare gli interventi di Dio nella storia e nella nostra vita sono allora due atteggiamenti da porre alla base del nostro itinerario.

Un secondo fascio di luce ci viene dalla seconda lettura che espone la dinamica della fede cristiana: occorre credere col cuore e professare la propria fede con la bocca: «Con il cuore, infatti, si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza» (cfr. Rm 10,10). Queste parole non possono essere interpretate come supporto ad una fede emotiva, formale e superficiale. “Credere col cuore” vuol dire che io ritengo Gesù Cristo il centro della mia vita, dei miei pensieri e delle mie scelte! “Professare con la bocca” vuol dire che io rendo poi esplicita e pubblica questa adesione personale a Gesù Cristo! C’è quindi bisogno e di interiorità e di esteriorità nell’adesione e nella manifestazione della propria fede. Altrove san Paolo preciserà che questo tipo di fede “si rende operosa per mezzo della carità” (cfr Gal 5,6), cioè si manifesta soprattutto attraverso scelte e gesti di amore gratuito.

Per evitare che la nostra adesione di fede al Signore sia equivoca e facilona, il vangelo di Luca ci offre un terzo fascio di luce: la fede è possibile solo se la nostra vita è permanentemente sostenuta, corroborata ed alimentata dallo Spirito Santo; la nostra fede matura solo se accettiamo di affrontare la lotta, la prova e la tentazione negli ambiti fondamentali dell’esistenza. A una religiosità orientata alla soddisfazione dei bisogni ne vien contrapposta una che si nutre della Parola di Dio, all’idolatria del potere che calpesta le persone vien contrapposta l’adorazione di Dio che porta al servizio e al dono di sé, alla mentalità magica che vuol manipolare Dio vien contrapposta la mentalità di fede che rispetta la libertà di Dio, che è la radice della libertà della persona umana.

All’inizio di questo itinerario è bene allora che ci poniamo qualche domanda: Qual è la mia capacità di riconoscere e ricordare gli interventi di Dio? Come vivo il rapporto tra fede accolta, fede professata e fede vissuta e testimoniata? Quali sono le tentazioni che mi trovo ad affrontare per superare il rischio di professare e vivere una fede superficiale?

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