Frutto della conversione è una vita nuova

27 marzo 2022 – IV Quaresima C. Illustrazione © Fabio Vettori

«Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio». 2Cor 15,20

Gs 5,9.10-12; 2Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32

Ogni domenica di quaresima contiene un invito alla conversione e ne espone i benefici per la nostra vita. Questa domenica il risultato della conversione e della riconciliazione con Dio viene presentato sottoforma di vita nuova. Va tenuto presente che nella Bibbia il termine “nuovo” non è uno slogan pubblicitario, non è il cambio di imballaggio di un prodotto logoro e nemmeno un’operazione di chirurgia estetica che ringiovanisce l’apparenza ma non la realtà. Il “nuovo” è qualcosa che solo Dio è in grado di realizzare, è qualcosa di creativo. Cerchiamo di vedere in che modo.

Quando Dio entra dentro situazioni umane personali o di popolo che sono prive di speranza e di futuro, lì Dio e solo lui è in grado di realizzare la novità in senso pieno, perché la novità di Dio è connessa con il suo essere Creatore. La prima lettura di questa domenica ci ricorda che Dio rinnova il popolo d’Israele quando lo introduce nella terra promessa: è allora che l’uscita dalla schiavitù è completa. D’ora innanzi Israele potrà guardare al futuro con una grande carica di speranza. Ma dovrà restare in atteggiamento di conversione (cioè rivolto a Dio e in ascolto obbediente della sua Parola) se vorrà godere di quella terra.

La seconda lettura si apre presentandoci la vita cristiana come l’essere diventati una creatura/creazione nuova (cfr 2Cor 5,17): per colui che è in Cristo (= il battezzato che ha ricevuto il dono dello Spirito Santo) è nuova l’esistenza, è nuovo tutto ciò che lo circonda, sono nuove le prospettive di valutazione del mondo, della vita e della storia. Ma questa novità è stata pagata a caro prezzo dal Cristo: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio” (2Cor 5,21). Questa novità è attiva in noi solo se ci rendiamo personalmente e continuamente disponibili ad accogliere il dono della riconciliazione offertoci da Gesù Cristo attraverso la Chiesa e il servizio degli Apostoli (cfr. 2Cor 15,20).

Il vangelo ci ricorda che Dio ci rinnova da capo a fondo restituendoci quella dignità filiale alla quale noi a volte rinunciamo, quella dignità che sperperiamo e dilapidiamo in un’esistenza sbagliata. Dio permette, talvolta, che noi tocchiamo il fondo del fallimento, perché ci rendiamo conto che senza di lui la nostra vita è peggiore di quella di un figlio diventato servo, ridotto a pascolare i porci e degradato al punto di volersi nutrire del loro stesso cibo! Quando ce ne rendiamo conto e ritorniamo sui nostri passi, Dio non ci sottopone a dura penitenza, ma ci accoglie e ci perdona, ci restituisce la dignità filiale, ci fa tornare a vivere in modo pieno e autentico.

Ecco il messaggio di speranza: nel cuore di ogni persona, anche della più lontana da Dio, rimane un barlume di nostalgia della casa del Padre. Egli ci appoggia, ci sostiene, ci accoglie, ci incoraggia, e anche davanti al nostro libero rifiuto continua ad attenderci. Servendoci della colletta propria di questa domenica, trasformiamo in preghiera fiduciosa questo messaggio di speranza: “O Padre, che in Cristo crocifisso e risorto offri a tutti i tuoi figli l’abbraccio della riconciliazione, donaci la grazia di una vera conversione, per celebrare con gioia la Pasqua dell’Agnello” (MR3, p. 1011).

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