La Provincia annuncia l’aumento dei buoni pasto a 7 euro, la Cgil chiede di arrivare a 8

La Provincia di Trento ha previsto oltre 2 milioni di euro per l’adeguamento dei buoni pasto del personale della pubblica amministrazione del 2024 in poi. Lo ha comunicato in una nota stampa diffusa venerdì 15 dicembre, in cui si legge che il buono pasto sarà portato a 7 euro (da sei) grazie a un provvedimento proposto dal presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti.

Oggi, martedì 19 dicembre, la Cgil del Trentino torna sulla notizia, sostenendo che “a onor del vero però, contrariamente a quanto riportato nel comunicato stampa rilasciato da Piazza Dante venerdì scorso, l’aumento non deriva da una proposta del presidente Fugatti, bensì è frutto del lavoro di trattativa condotto dalle organizzazioni sindacali nel mese di luglio, in occasione della giornata di confronto su un protocollo politico che tracciava il solco del rinnovo contrattuale di tutto il comparto pubblico per il triennio 2022/2024, ma che nella versione iniziale dell’amministrazione non conteneva alcuna previsione per l’aumento del buono pasto”.

Nella giornata di martedì 19 dicembre, aggiunge la Cgil del Trentino, “siamo stati convocati in Apran a firmare un’ipotesi di accordo sull’adeguamento del buono pasto a sette euro. Abbiamo firmato per non lasciare sul tavolo risorse stanziate, ma abbiamo ribadito la nostra posizione: l’aumento a sette euro va considerato solo un primo passo. Il valore è rimasto fermo per quindici anni e l’aumento giunge in concomitanza col cambio del sistema di gestione dei buoni pasto che ha comportato il passaggio delle commissioni a carico degli esercenti da 0% a quasi l’8%, che è ricaduto automaticamente sui prezzi applicati alla clientela e ha scoraggiato molti esercenti a convenzionarsi o a rinnovare la convenzione, lasciando così scoperte alcune aree della provincia più decentrate e molti dipendenti pubblici nell’impossibilità di usufruire del buono pasto”.

La proposta di Flc Cgil è quella di portare il buono pasto a 8 euro. “Alla nostra richiesta di portarlo a otto euro – ricorda il sindacato – in settembre ci era stato risposto che non sarebbe stato possibile in quanto sopra i sette euro il valore del buono avrebbe concorso alla formazione del reddito e sarebbe diventato suscettibile di tassazione. Noi sostenevamo che non fosse il valore del buono a stabilire se può essere tassato o meno, o quantomeno non solo, bensì la sua natura”.

“Durante l’incontro di oggi – conclude la Cgil – l’Apran ha confermato la bontà della nostra versione chiarendo che l’asticella della tassabilità del buono non è più a sette euro e quindi otto è perfettamente plausibile. Le premesse e le motivazioni per portarlo a otto quindi vi sono tutte, ma per far sì che l’aumento abbia un impatto sul potere d’acquisto del buono quantomeno percettibile manca un unico importante ingrediente: la volontà politica“.

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