Nicodemo, che nacque tre volte

“Creare casa” è il tema suggestivo della 61a Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni di domenica 21 aprile. Per comprenderne il senso vi propongo la storia di Nicodemo, che nacque tre volte.

“È nato!”

“È maschio”

“… si chiama Nicodemo!”

Un pianto che supera la tensione di mamma e papà, l’applauso del personale della sala parto, un frugoletto che passa dalle mani dell’ostetrica al seno di mamma Giulia… Così gli hanno sempre raccontato la sua nascita.

Nei giorni seguenti parenti ed amici avevano voluto festeggiare in tanti modi quel dono straordinario: “Ringraziate il cielo perché un figlio è un dono straordinario”; “A chi assomiglia? A Enrico? A Giulia? Al nonno?”; “La nascita di un figlio è un sorriso del cielo all’umanità”… Questi ed altri commenti tornavano spesso nei racconti familiari.

In realtà il primo ricordo di Nicodemo è legato alla sua casa: un tappeto verde prato, il mobile bianco con la grande televisione ed i giocattoli sparsi in tutto il salotto.

Quell’immagine lo ha sempre accompagnato, perché lì sentiva di avere le sue radici, in quella casa che i genitori, orgogliosamente,avevano costruito pensando alla famiglia. Anche lui ne era orgoglioso e, ogni volta che aveva bisogno di “ritrovarsi”, si rifugiava lì, dai suoi genitori.

Una volta, però, non aveva funzionato. La delusione era stata grande. Un’umiliazione così intensa che nemmeno la sua cameretta, con il poster di Ultimo e i pupazzetti di Goku e Vegeta, aveva lenito.

Era uscito di corsa, senza sapere dove andare. Si era ritrovato così in oratorio, per caso, dopo tanto tempo. Proprio la sera del gruppo giovani.

Da quanto non vedeva quei suoi amici? Non se lo ricordava ma la loro accoglienza era stata talmente calorosa che si era sentito subito meglio.

Quella sera parlavano del battesimo, la nuova nascita in Cristo. E fu proprio così: aveva scoperto la Chiesa. Si ricordava che i suoi genitori gliene avevano parlato ma lui non aveva mai capito granché. Ora invece lo stava sperimentando: la compagnia dei suoi amici e le parole del don gli avevano fatto scoprire una nuova casa. In quel momento la sentiva più sua che non quella dei genitori: una nuova casa per una seconda nascita.

Crescendo, questa nuova vita lo aveva proprio preso. Non solo il gruppo giovani, ma anche l’animazione dei Grest, “Mani in Pasta”, Passi di Vangelo, i pellegrinaggi con i giovani della Diocesi… Esperienze di crescita che lo facevano sentire bene.

Aveva anche trovato l’amore: Chiara. A Nicodemo sembra di sognare…

Un giorno però si sveglia e di colpo sente il “peso della vita”: la malattia della mamma, il carattere ormai insopportabile del papà, la scelta di Chiara di andare a studiare in un’altra città… La vita è un incubo! Che fare? Rifugiarsi in cameretta: inutile. Correre in oratorio: non c’è nessuno! Ed ora?

Cerca don Beppe in chiesa ma vede un vangelo. Lo apre e trova… Nicodemo: “Se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv 3,3).

Si mette così a pregare e si rende conto che Gesù gli offre una nuova casa, che può costruire lui, con le sue stesse mani, con il suo cuore.

Scopre un Amore più grande, che dà senso e forza ad ogni situazione.

Scopre una comunione che non lascia mai soli… Capisce che c’è bisogno di nascere ancora una volta, per realizzare la vita di Cristo in lui.

E così, di nascita in nascita, di casa in casa, Nicodemo trova finalmente la vita: non un sogno ma una realtà che può essere divina.

Come Nicodemo, anche noi compiamo la nostra vita passando attraverso tre case: la famiglia, la Chiesa e Dio stesso.

Oggi accompagniamo i nostri giovani con la preghiera, perché costruiscano case accoglienti come padri e madri amorevoli, perché scelgano di servire la Chiesa nel sacerdozio e perché abbiano la gioia di consacrarsi a Dio nella vita religiosa.

Così, tutti insieme, saremo testimoni del suo amore.

(Don Duccio Zeni è responsabile della Casa delle Vocazioni della Diocesi di Trento)

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