“Il Giubileo è un pellegrinaggio nella speranza e voi tutti, nel grande campo dell’educazione, sapete bene quanto la speranza sia una semente indispensabile!”. Lo ha esclamato il Papa, nell’omelia della messa presieduta in piazza San Pietro con il rito per la proclamazione a Dottore della Chiesa di san John Henry Newman.
“Quando penso alle scuole e alle università, le penso come laboratori di profezia, dove la speranza viene vissuta e continuamente raccontata e riproposta”, l’identikit tracciato da Leone XIV.
“Questo è anche il senso del Vangelo delle Beatitudini”, ha commentato, che “portano in sé una nuova interpretazione della realtà”: “Sono il cammino e il messaggio di Gesù educatore. A una prima impressione, pare impossibile dichiarare beati i poveri, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i perseguitati o gli operatori di pace. Ma quello che sembra inconcepibile nella grammatica del mondo, si riempie di senso e di luce nella vicinanza del Regno di Dio”.
“Nei santi noi vediamo questo Regno approssimarsi e rendersi attuale fra noi”, ha osservato il Pontefice: “San Matteo, giustamente, presenta le Beatitudini come un insegnamento, raffigurando Gesù come Maestro che trasmette una visione nuova delle cose e la cui prospettiva coincide col suo cammino”.
“Le Beatitudini, però, non sono un insegnamento in più: sono l’insegnamento per eccellenza”, ha affermato il Papa: “Allo stesso modo, il Signore Gesù non è uno dei tanti maestri, è il Maestro per eccellenza. Di più, è l’educatore per eccellenza. Noi, suoi discepoli, siamo alla sua scuola, imparando a scoprire nella sua vita, cioè nella via da lui percorsa, un orizzonte di senso capace d’illuminare tutte le forme di conoscenza”.