#noirestiamovulnerabili: la Lettera alla comunità del vescovo Lauro

#noirestiamovulnerabili. È in questa ammissione, che diventa un titolo e un hashtag, il cuore della Lettera scritta dall’arcivescovo Lauro, nell’anno dell’emergenza Covid, alla comunità trentina e diffusa, come da tradizione, in occasione della festa del patrono San Vigilio.

Quinta Lettera dall’inizio dell’episcopato di mons. Lauro Tisi, sarà allegata domani, giovedì 25 giugno, al nostro settimanale e distribuita in occasione del pontificale di San Vigilio. A seguire, la si potrà richiedere agli uffici di Curia.

Don Lauro parte dalla concretezza dell’affannosa ricerca di lievito e farina nei giorni dell’isolamento, rileggendola come “simbolo  di una più profonda fame esistenziale”. Abbiamo avuto l’ennesima conferma, incalza l’arcivescovo, che siamo “inesorabilmente vulnerabili e non possiamo bastare a noi stessi: siamo sorretti da chi è venuto prima di noi, ma al contempo siamo ciò che seminiamo. A fare la differenza è la cura delle radici”.

L’Arcivescovo di Trento punta il dito contro “un modello di sviluppo fondato sulla ricerca del profitto e dell’efficienza a qualunque costo”, nell’illusione di “poter tenere il tempo sotto controllo”. “

L’invito a considerare la portata universale della pandemia, e le sue drammatiche conseguenze sui più poveri, s’accompagna all’appello a non lasciare cadere nel dimenticatoio la grande sofferenza di questi mesi, durante i quali è venuta alla luce “un’organizzazione sanitaria aziendalista che aveva – denuncia con forza monsignor Tisi – preventivamente individuato una serie di requisiti dei soggetti da sottoporre o da escludere alle terapie, mettendo l’età al primo posto, accanto allo stato di salute e funzionale”.

La nostra organizzazione sociale, argomenta ancora l’Arcivescovo, “non è stata capace di riconoscere fino in fondo il valore di ogni singola vita. È una questione che tocca nel profondo la nostra umanità e si traduce evidentemente in scelte politiche ed economiche. Saremo capaci di invertire la rotta, facendo un passo indietro rispetto alla cultura dello scarto? Dove sta il confine della sostenibilità economica?”, interroga don Lauro.

La Lettera rilancia e sviluppa temi toccati nella predicazione domenicale in diretta streaming, invitando però ora la comunità cristiana a un “nuovo streaming ecclesiale” intriso di “contenuti esistenziali” per essere nel concreto quella “Chiesa ospedale da campo”, auspicata da Papa Francesco all’inizio del suo pontificato. “Abbiamo però bisogno – nota Tisi – di scelte concrete: apriamolo davvero questo ospedale, ma non solo per soccorrervi il disagio psicologico, sociale, economico e spirituale, ma soprattutto trasformando le nostre comunità cristiane, grazie allo Spirito Santo, in laboratori di dialogo e di ricerca di senso, attorno alla persona di Gesù di Nazareth. Un ospedale che non solo cura, ma sa fare opera di prevenzione”.

La Lettera alla comunità di don Lauro termina guardando a ragazzi e giovani come i più penalizzati dall’emergenza che li ha tenuti fino all’ultimo lontani dalle loro classi scolastiche. Tisi si augura che a loro sia riservata una “cura prioritaria”, dopo averli “coinvolti indirettamente in percorsi che li rendono strumenti del profitto e troppo spesso snobbati dall’insensibilità o addirittura dalla presunzione degli adulti”.

La conclusione è affidata a un messaggio “laico” ma di grande speranza: la sinfonia di vita orchestrata dal maestro Ezio Bosso, scomparso proprio nei giorni dell’emergenza.  “Un’icona – secondo l’Arcivescovo di Trento – della travolgente bellezza della vita, pur nella sua evidente vulnerabilità”.

Sulla lettera alla comunità sono incentrati anche l’editoriale in prima pagina dell’ultimo numero di Vita Trentina, a firma del direttore Diego Andreatta, ed un video-intervento del capo del Dipartimento Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Antonio Ferro.

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