Borgo, il faggio del baron Beppe.
Marco Arman donò a Mario Rigoni Stern il primo dei suoi quadri dedicati agli alberi nati prendendo spunto dal libro “Arboreto selvatico”: il larice.
Anche per il Trentino, terra di boschi dal fondovalle fino ai margini delle vegetazione in quota, vale più che mai il detto “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.
Il larice di Bedole è l’unico albero monumentale del Parco iscritto anche nell’elenco degli alberi monumentali provinciale.
Gli alberi nei secoli hanno suscitato il profondo interesse dei pittori trentini. La rappresentazione di piante e alberi, di boschi e foreste spesso rivela una influenza artistica, più o meno diretta, d’oltralpe. Grandioso esempio ne è il ciclo dei mesi di Torre dell’Aquila.
Tagliati a Mezzana, anche per la nuova bretellina fino a Marilleva 900.
Nessuno sa dire quanti anni porti sulle spalle. Qualcuno tempo fa azzardava addirittura quattro secoli, ma più realisticamente si ferma, si fa per dire, a poco più di 200 anni. Che sono comunque una bella età. Parliamo del platano di Pergine.
Speciale alberi: la poesia
Ai piedi del Monte Garzolet, lungo la strada statale della Gardesana occidentale poco sopra le abitazioni di Sarche, cresce un prestigioso esemplare di leccio (Quercus ilex).
Gli alberi monumentali censiti in Trentino.
Stanno lì come giganti, testimoni di storie del passato di eventi lieti e tristi non solo degli abitanti di Maso Merli, il grande edificio con le caratteristiche di residenza rurale nobiliare, ma dell'evoluzione delle vicende di Sopramonte che da comune autonomo, con la riforma degli enti locali durante il fascismo, è stato aggregato alla città di Trento prima come frazione e poi come circoscrizione.
Guardiani, da oltre 150 anni. Sono i tigli di Villa Welsperg, costruita nel 1853 come casa di caccia dalla famiglia dei Conti austriaci che le dà il nome, e oggi sede dell’Ente Parco Naturale Peneveggio Pale di San Martino.