La bellezza ritorna sempre

In mostra il canone classico dell'arte italiana tra le due guerre

Dalla rappresentazione di rumori, velocità, tecnologia, dell'oggetto osservato contemporaneamente da più punti di vista al ritorno dell'ordine, dei canoni classici e di una bellezza universale che riproduca l'esigenza di quiete, riflessione, quotidianità, gioia, mestizia, anche di dolore purché non sia un turbinio di affanni.

L'altra faccia della medaglia dell'arte tra le due guerre mondiali è visibile fino al 5 novembre nella nuova mostra allestita presso la sede del Museo d'arte moderna e contemporanea di Rovereto, dal titolo “Un'eterna bellezza, il canone classico dell'arte italiana del primo Novecento”. Grazie a diversi prestiti delle maggiori collezioni europee ma anche di privati, accostati alle raccolte del Mart, il pubblico può ammirare vari capolavori e gustare più di un centinaio di opere tra i più significativi protagonisti dell'arte italiana. Troviamo Carrà, Casorati, de Chirico, de Pisis, Savinio, Severini, Sironi, Bucci, Cagnaccio di San Pietro, Donghi, Dudreville, Funi, Malerba, Martini, Marussig, Oppi e Wildt.

“Un’eterna bellezza” è giunta a Rovereto dopo il recentissimo successo a Madrid ed è stata organizzata in collaborazione con la Fondazione filantropica MAPFRE della capitale spagnola. Il sodalizio italo-spagnolo aveva già dato prova di sé l’anno scorso con l’allestimento “I pittori della luce, dal Divisionismo al Futurismo”, di cui la nuova mostra costituisce una prosecuzione ideale e storica.

La stanchezza e la disillusione dovuta agli orrori della Grande guerra ha determinato negli artisti una diffusa esigenza di riappropriarsi dei canoni tradizionali, si è trattato di un sentire comune che prendeva piede in tutta Europa, senza che vi fosse uno specifico gruppo di artisti o intellettuali ad avviare ciò. Pur con il proprio stile e nell’ambito della “modernità”, le opere – soprattutto alcune – rimandano a capolavori classici rinascimentali di Giotto, Piero della Francesca e Masaccio. È il caso di Silvana Cenni (1922) di Felice Casorati, la cui postura ma soprattutto il volto con gli occhi socchiusi ricordano la Madonna della Misericordia, dipinta a Sansepolcro (AR) da Piero della Francesca tra il 1445 e il 1462. Ritornano poi i ritratti, le rappresentazioni di scene familiari e di vita quotidiana. Il Ritratto di Laura Oppi (1924) di Ubaldo Oppi ricorda vagamente la Gioconda, mentre viene in mente la Venere di Milo osservando la capigliatura della giovinetta nel Filo d’Oro (1927) di Adolfo Wildt. La mostra, curata da Daniela Ferrari e Beatrice Avanzi, è divisa in sette sezioni: metafisica del tempo e dello spazio, evocazioni dell’antico, ritorno alla figura-il ritratto, il nudo come modello, paesaggi, la poesia degli oggetti e le stagioni della vita.

Orario visite: da martedì a domenica 10-18, il venerdì apertura prolungata fino alle 21. Biglietto intero 11 euro.

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