Il settimo giorno, quello del riposo

QUANTA FRETTA, MA DOVE CORRI? Quanto entusiasmo questi apostoli! Proprio come i bambini che, quando si appassionano ad un bel gioco con gli amici, perdono la concezione del tempo, non si rendono conto delle ore che passano e si scordano perfino di mangiare! È naturale immergersi totalmente nelle cose da fare, ma Gesù ci invita a fermarci, a stare un pò in disparte sulla barca per ascoltare il cuore. Se lo facciamo, sarà più facile proseguire nella direzione giusta. Consiglio creativo: incolla l’illustrazione al centro di un foglio più grande. Vedi le strade percorse dai piccoli “portatori di Vangelo”, che corrono da tutte le parti? Prolunga le varie stradine sul foglio grande disegnando città e ambienti diversi. Puoi disegnare città di epoche storiche diverse, villaggi e luoghi esotici visitati dai missionari, situazioni di necessità odierne e del futuro: il Vangelo raggiunge tutti, attraversando i secoli e i meridiani. E per farlo ha bisogno anche del nostro entusiasmo! (illustrazione di Lorena Martinello)

DOMENICA 18 LUGLIO 2021 – XVI DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Ger 23, 1-6 – Ef 2,13-18 – Mc 6,30-34

Il brano del Vangelo anche in questa domenica ci rivolge una parola importante per la nostra vita. I discepoli, tornati dalla missione attraverso i villaggi della Galilea, raccontano a Gesù ciò che avevano fatto e insegnato. E Gesù li invita a ritirarsi in disparte, in un luogo solitario, a riposare un po’ (Mc 6,31). Trovare un luogo solitario, lontano dai rumori di tutti i giorni, per ricaricarsi dalla fatica, è il sogno di tanta gente.

Anche il Gesù, descritto da Marco, ama il silenzio, stare da solo. Anche quando la folla lo cerca, egli si sottrae, va talvolta da un’altra parte, perché sa bene che il silenzio dà modo di ascoltare se stessi e di pensare; è il luogo della memoria, della coscienza, della preghiera. Nel silenzio possiamo riascoltare le voci degli altri, ricomprenderle in modo nuovo, probabilmente più vero. Potremmo anche pensare a noi stessi, al nostro futuro e al futuro degli altri. Gesù non vuole che i suoi discepoli siano presi troppo dalle loro occupazioni. Il riposo fa parte dell’esperienza umana. Gli ebrei, potremmo dire, hanno insegnato all’umanità che non si vive solo per lavorare.

Certamente noi conosciamo, in un tempo come quello che stiamo vivendo, la tragica situazione dei disoccupati, e sappiamo che l’inattività lavorativa causa diverse situazioni dolorose nella nostra società. I sociologi hanno spiegato cosa succede, ad esempio, quando in alcuni luoghi chiudono le fabbriche e quindi aumenta la disoccupazione. Si assiste a una vera e propria crisi di identità individuale e collettiva, che deriva dalla perdita del significato del tempo normalmente occupato dalle proprie attività.

Nel libro della Genesi si legge che Dio stesso è occupato per sei giorni nel fare delle cose. Ad essi segue il settimo giorno, il tempo del riposo. Gesù sembra dire agli apostoli, che anche di fronte a un lavoro molto impegnativo bisogna sapersi fermare. E quindi sta chiedendo ai suoi discepoli di riposarsi, perché hanno fatto abbastanza e ora devono stare con lui. Avviene, però, un imprevisto: «Molti li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero» (Mc 6,33). È quello che accade quando si è a disposizione degli altri a tempo pieno.

Come può accadere ad alcuni sacerdoti, ma anche ai genitori, che sono a disposizione dei propri figli soprattutto quando sono piccoli, oppure ai figli che devono assistere i genitori quando sono anziani o malati, e ai coniugi che si devono aiutare tra di loro. In tutti questi casi il riposo deve essere rimandato. Gesù lo sa bene e di fronte a questi bisogni guarda prima di tutto alle persone: «ed ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34).

Innanzitutto Gesù ha compassione. È l’immagine di Dio padre, che si commuove per i suoi figli, per chi soffre ed è povero, per chi fugge dal proprio Paese e trova la morte nel mare. Gesù interviene e guarisce i malati (cfr. Mc 1,40 – 42) oppure dà il pane a chi ha fame (Mt 14, 13-21). Marco invece in questo brano non racconta di nessun miracolo, ma sottolinea che insegna molte cose. Perché vede in tutta quella gente, e spesso siamo anche nel nostro tempo in situazioni simili, il popolo di Israele che è senza una guida, perché i pastori sono occupati nei loro affari. Gesù prima di dare il pane (e lo vedremo domenica prossima) dà qualcosa di più importante: annuncia la Parola di Dio, che padre Davide Maria Turoldo tradusse così a chi rimproverava i cristiani di riflettere e parlare tanto, ma di fare poco di fronte a tante necessità: «Ci sono cose ancora più importanti del fare, e sono i motivi per fare: avere dei buoni motivi che muovono il cuore a fare».

E secondo voi?
So trovare momenti di riposo dalle fatiche per ricaricarmi, per trovare motivi che mi aiutano a continuare nel mio impegno?
La mia comunità/parrocchia è disposta a lasciarsi formare dalla Parola di Dio o ritiene che sia una cosa secondaria rispetto al fare?

 

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